Le api, il miele e il mondo dell'alveare nel mito



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L'alveare secondo Aristotele

Tomba a tholos a Pilo di Messenia in Grecia

Sopra tomba a tholos a Pilo di Messenia, una antica città greca ricordata da Omero come partecipante con 90 navi, con a capo il re Nestore, alla spedizione contro Troia. Negli anni 50 del secolo scorso furono iniziati i lavori di scavo di quello che doveva essere stato il palazzo di Neleo, prima, e di Nestore, suo figlio, dopo.

Per le caratterische differenziate Aristotele, nell’Historia animalium (Trattato della generazione e Le parti degli animali 488 a), annovera le api tra gli animali sociali che vivono in un gruppo organizzato, in cui tutti i membri si adoperano per un fine comune, proprio come fanno l’uomo, le vespe, le formiche e le gru e si dividono i compiti. Per il filosofo greco gli operai(api) erano in buona parte maschi che non accudiscono né la loro prole né tanto meno quella altrui, inoltre c'erano api androgine che “generavano” i fuchi, quest'ultimi alla maniera delle femmine erano disarmati, ridondanti e vergini fino alla morte, mentre il grande Re(Ape regina), più grande sia delle operaie sia dei fuchi e col pungiglione, anche lui androgino, generava il suo successore e gli operai. Inoltre, sempre secondo Aristotele, le api si contraddistinguono anche per il fatto di sottomettersi ad un capo. Queste specializzazioni delle api, oggi, secondo le ultime ricerche, sono compiute dalle stesse api nel corso della loro breve esistenza, nel senso che nella prima parte della loro vita stanno nell'alveare, mentre nella seconda parte ne stanno prevalentemente fuori e fanno le funzioni di ricercatori, portatori e indicatori di polline, oltre che ricercatori e indicatori di acque limpide. Questa connessione delle api con le acque limpide ha fatto prosperare per sovrappiù la voce popolare che esse non sopportano solo i cattivi odori, ma neppure i profumi e per questo si scagliano contro chi ne fa uso così come assalgono chi puzza di vino. Quindi non tollerano l’effeminatezza, né la sensualità. Poiché amano la purezza (cfr. Aristotele Hist.anim.IX 626a 24-25), si scagliano contro le prostitute né sopportano gli adulteri.

Ma la sottomissione all'ape regina è stata nettamente ridimensionata dagli studi moderni. Studi, invece, che hanno messo in evidenza, le "congiure di palazzo" della prima ape regina di una covata, ovvero di quella ape regina che cresce e si sviluppa per prima. Questa ape regina, finché glielo consentono le api operaie, si mette a pungere e ad uccidere tutte le larve allevate come ape regina, fino a lasciarne qualcuna, secondo quanto probabilmente stabilito dall'istinto delle api operai, che in certo qual modo la controllano. Se mettiamo insieme il volo nuziale, quando solo i fuchi più efficienti e più veloci riescono a rilasciare il proprio sperma all' ape regina, e la procedura istintuale che vuole che la larva di ape regina, che si sviluppa per prima, uccida qualche coetanea meno veloce nella crescita, si può congetturare che questo tipo di società animale è fortemente protesa a un miglioramento continuo e pervicace della razza stessa secondi criteri di efficienza e di velocità. C'è rappresentato nei miti antichi, nelle tradizioni che ci sono pervenute questo aspetto affascinante e nel contempo tremendo della vita apiaria? Certo l'agonismo, inteso come rituale e anche come rimedio per ogni lite, è una caratteristica della cultura greca antica fin dai tempi dell'epica omerica, ma è certamente nella città di Sparta che il modello dell'alveare fu adottato per il vivere civile. Plutarco, in Vita di Licurgo 25, 5, scrive che la vita delle api nell’alveare rappresenta il modello adottato da Licurgo a Sparta e questo conferma la forte militarizzazione della società spartana, tesa anche a salvaguardare la razza e a non confondersi con gli Iloti, i contadini.



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