COME NASCE LO ZOMBI NEL SUD DEL MONDO E NEL CULTO VODU DI HAITI



Sacerdozio, organizzazione cultuale e santuari


I gruppi di culto


Non c'è nel Vodu una organizzazione gerarchica di tipo ecclesiastico, in quanto il culto è affidato al gruppo di fedeli che si formano intorno a un prete o ad una sacerdotessa e che hanno un proprio santuario o humfo. Ma anche se il rapporto col divino, realizzato con l'invasamento, è essenzialmente un'esperienza individuale, in un certo senso, per la determinazione delle condizioni adatte alla discesa degli spiriti, ha ruolo importante la presenza di una collettività. E quindi per un coordinamento fra l'esperienza individuale estatica e di possessione e la collettività che assiste e in certo senso partecipa, esiste la figura del sacerdote: con la funzione di interpretare i fenomeni di presenza del loa, e di aprire un dialogo con il loa o i loa che sono discesi. Il prete diviene quindi l'esperto intermediatore che interpreta i significati delle discese e conosce i mezzi cultuali per provocarli e per propiziare i vari loa.


I sacerdoti e le sacerdotesse


Hungan, gangan, papa-loa sono i nomi che designano, a secondo dei territori, i preti, mentre le sacerdotesse sono chiamate mambo o maman-loa. Oltre a dirigere i gruppi di culto, i preti hanno funzioni molteplici: fanno da guaritori, indovini, esorcizzatori, organizzano pubbliche riunioni ed inoltre influenzano la politica e le elezioni politiche. Si diventa sacerdoti perché si è scelti dagli spiriti, dai loa e la vocazione è attestata da possessione o da sogni rivelatori. Colui che si sente scelto non può resistere alla chiamata, a rischio della sua vita. Il sacerdote, per il tramite degli spiriti, acquisisce dei poteri riassumibili nella cosiddetta connaissance o chiaroveggenza (capacità di comprendere e penetrare mentalmente nel mondo divino), di conosere il futuro, di vedere le cose lontano.
Talvolta i poteri si acquisiscono ereditariamente, poiché il santuario o humfo, come una vera azienda economica, è oggetto di trasmissione da padre in figlio. In ogni caso il candidato(o candidata) deve passare attraverso un lungo periodo di tirocinio, che può durare alcuni mesi o alcuni anni, presso un hungan o una mambo esperti, durante il quale apprendono fra l'altro le tecniche di provocazioni di estasi, i cerimoniali propri di ciascun loa, il trattamento delle malattie. Generalmente i candidati si pongono a servizio personale di un sacerdote anziano, presso un humfo, e passano tutti i gradi della gerarchia interna del gruppo, fino al giorno dell'iniziazione. Questa iniziazione è un cerimoniale complesso che, secondo Metraux, segue la falsariga del meglio noto cerimoniale iniziatico kanzo. Il candidato è isolato in una camera del santuario per nove giorni, durante i quali deve rimanere disteso su una stuoia di paglia con il suo asson: si tratta di un sonaglio costituito da una zucca vuota del genere Lagenaria sphaerica, coperta da una rete di perline di vario colore e di vertebre di serpenti, che, talora messi all'interno, producono un rumore caratteristico. Nel periodo di ritiro hanno peculiare importanza i sogni che egli farà, proprio in questi sarà istruito dai loa. Il candidato ottiene il dono della connaissance in una cerimonia detta la prise des yeux, mentre la qualifica di sacerdote gli verrà riconosciuta nella cerimonia detta haussement, o vvero innalzamento, durante la quale è sollevato per tre volte su una sedia fra le congratulazioni dei presenti.


L'organizzazione, le hunsi


Le hunsi sono fedeli, soprattutto donne, facenti parte del gruppo di culto, a servizio permanente del santuario e del sacerdote. Le hunsi( avente valore di sposa del dio ) devono provvedere a svariate imcombenze cultuali: danzare, quando è necessario, per intere notti sotto il perystile del tempio; essere pronte a divenire veicolo degli spiriti nelle crisi di possessione; curare la pulizia del santuario; custodire gli oggetti sacri. Anche loro devono fare il percorso dell'iniziazione kanzo e conoscere i cerimoniali dei diversi loa e per le differenti occasioni. L' hungan o la mambo devono curarsi di mantenere efficiente il gruppo di hunsi a loro servizio(e nel contempo devono provvedere al loro sostentamento), perché da esse dipende in gran parte il buon nome del santuario. Fra le hunsi viene scelta la Reine-chanterelle (Regina corista), o hungenikon, che dirige il coro, dà l'intonazione e il ritmo ai canti e pone loro termine agitando il sonaglio chacha. A lei compete la cura di mantenere l'ordine delle riunioni, individuando i loa che si incarnano nei fedeli, scegliendo i canti opportuni e sorvegliando sul perfetto andamento del cerimoniale.
Sempre tra le hunsi vengono elette altre funzionarie dell'humfo: a) la guardiana delle porte, che sorveglia la regolarità delle offerte; b)la La place (dal titolo proprio del governatore di una città, Commandant genéral de la place) che attende alla direzione del cerimoniale, apre le processioni, controlla i movimenti, mantiene l'ordine nei riti. Hunsi è comunque un termine che va bene anche per designare uomini che fanno questo servizio nel santuario, anche se solitamente è coperto da donne.

In alto una sacerdotessa, hunsi, compie movimenti di danza possessoria: A. Metraux, Le Vaudou haitien, Parigi, 1958


Humfo, Casa dei misteri


Il luogo sacro del Vodu è l'Humfo, Casa dei Misteri, che non si differenzia da una normale casa, essendo piuttosto una casa di hungan o mambo trasformata in luogo di riunione per i fedeli. Comunque elemento essenziale della casa è il perystile, capanna o hangar coperto con tettoia di paglia o di latta ondulata, sostenuta da pilastri. Nel perystile si svolgono le danze rituali e le cerimonie, attorno al pilastro centrale, poteau-mitan, vero e proprio axis cosmico, di tipo sciamanico, lungo il quale gli spiriti scendono quando sono invocati. L'humfo è quasi sempre adiacente al perystile e comprende spesso le cosidette camere degli dei. Il vero e proprio santuario, in seno all'humfo, è una camera detta in alcune zone Caye-mistéres, o Bagi, Badji, Sobadji con uno o più altari di pietra. Sugli altari può presentarsi un incavo o un bacino per le divinità acquatiche che eventualmente "scendono". A volte questo bacino resta separato dall'altare e diviene un vero e proprio bagno, capace di contenere una persona, dove il culto delle divinità acquatiche è prevalente. Nell'humfo sono depositati i numerosi oggetti sacri, dai sonagli sacri, ai vasi destinati a contenere le anime, alle pietre del tuono, alle immagini cattolico-africane dei vari loa. In alcuni humfo c'è la speciale camera di isolamento, Djèvo, destinata ai ritiri per l'iniziazione kanzo. In altri santuari è pure presenta una camera per i malati che devono essere curati.


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Bibliografia: Alfonso di Nola, Enciclopedia delle Religioni, Vallecchi.
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