La credenza del gatto nero

La pantomima egiziana fra donne e i sogni del faraone interpretati da Giuseppe, praticamente il primo signore dei gatti.

Mappa del corso del Nilo da Assuan e  Philae fino al delta dove sta Bubasti.

A sinistra la mappa del Nilo, da Philae al delta dove stava Bubasti. I tanti fedeli della dea Bastet, si presume, percorrevano il Nilo su barche da Philae, quelli che venivano da località al di sotto di Philae erano costretti a fare diversi tragitti sulla terra ferma per via delle cateratte del fiume. Imitavano la dea che dalla Nubia era scesa con l'aspetto leonino della dea Sekmet. Aspetto che tramutava in quello di gatto, quando arrivava e Philae e incontrava la dea Iside.

Probabilmente nella pantomima fra donne (riportata da Erodoto e descritta nel capitolo precedente) c'è una valorizzazione dell'aspetto femminile: lasciare l'aspetto di leone e prendere l'aspetto di gatto è passare da un eccesso, da una parte estrema (troppo caldo, troppa pioggia) a una parte mediana.
Per chiarire l'importanza della pantomima a carattere erotico delle antiche egizie basta rifarsi a ciò che riportò Erodoto, riferendosi al comportamenti dei gatti in Egitto(comportamento fra l'altro naturale e grosso modo realistico): "quando le femmine partoriscono, non si accostano più ai maschi; questi ultimi, pur desiderando unirsi ad esse, non possono farlo. Dunque, contro questo inconveniente, i gatti maschi escogitano le seguenti astuzie: rapiti alle femmine e sottratti loro i piccoli, li uccidono, ma dopo averli uccisi non li dilaniano. Esse allora, private dei figli, e desiderandone altri, finalmente vanno dai maschi: perché questo animale ama i propri figli. "
E' importante sottolineare l'accento posto sul fatto che il gatto maschio non dilania i gattini che uccide. Questo comportamento sta in contrapposizione a quello dei leoni che invece dilaniano e divorano i leoncini della leonessa con cui vogliono copulare. Presumo che gli egiziani conoscessero questo comportamento del leone, conportamento che estendevano al coccodrillo, il leone del nilo. Quindi il gatto per lo meno non è cannibale, ed è meno incivile. Il cannibalismo non permette la giusta sepoltura, quindi, in ultima analisi, è il delitto più orrendo.
Altrimenti si potrebbe ipotizzare che la dea Bastet gradisse gli amori di tipo lesbico? Fra l'altro la divinità della pioggia, dell'umidità era Tefnut, una divinità femminile con testa di leonessa. Pare che l'amore lesbico fosse ben tollerato considerato che sono stati ritrovati papiri egizi che indicavano le formule di filtri amorosi per conquistare una donna da parte di un'altra donna. Se si ipotizzasse che la dea potesse avere atteggiamenti lesbici di tipo rituale, legati probabilmente a un mondo alla rovescia, inteso come caos che rinnova, come ritorno al primordiale(il motivo del mondo alla rovescia si ritrova spesso nelle figurazioni antiche egizie e anche in alcune particolarità dei corridoi delle piramidi, pare si possa ravvissare il senso ciclico di ogni divenire in cui a un certo punto c'è un mondo alla rovescia, c'è un ritorno al caos, in fondo il Nilo che inonda e rende feconda la terra potrebbe essere considerato come un mondo alla rovescia-per il significato occulto dei corridoi delle piramidi vedi "I misteri dell'antico Egitto" di A.Beveresco e A. Fenoglio, 1984, pagg.229ss.), forse si intenderebbe meglio l'espressione di Erodoto, visto che il gatto può essere pur sempre considerato incivile per la sua brama amorosa che a volte lo spinge a uccidere i gattini. Di contro un ipotetico amore lesbico, ammesso innanzi tutto nella forma rituale del mondo alla rovescia, difficilmente potrebbe portare alla eliminazione della figliolanza C'è, probabilmente, nel pensiero di Erodoto, una interpretatio greca di qualche rituale egiziano, e nei miti greci a volte è adombrato una intesa di tipo platonico fra dee ed umane: vedi Artemide e Callisto, oppure vedi Demetra e Jambe.

Del resto in Egitto c'erano gli uomini eunuchi, cioè gli uomini che venivano castrati per custodire l'harem degli uomini più influenti, ma anche per incarichi amministrativi. Molto probabilmente i grandi dignitari di corte dei faraoni erano detti "eunuchi" non perchè fossero tali, ma perchè facevano parte di quella cerchia o ordine ritenuto vicinissimo al sovrano: divenivano eunuchi rispetto alla potenza e unità del faraone. Putifarre era "eunuco" in questo senso, e secondo alcune interpretazioni era "il macellaio" o meglio l'addetto all'uccisione delle vittime nei sacrifici(in questo caso probabilmente doveva osservare dei giorni di astinenza sessuale). Sua figlia Aseneth, secondo un racconto di tradizione ebraica, sposò Giuseppe. Da notare che tra gli eunuchi, i veri eunuchi dell'harem, c'erano molti schiavi neri. Il nero, avere la pelle nera, nelle culture africane, è segno di bello, anzi è più bello il colore ebano, il nero quasi lucente. Ma gli egiziani castravano i gatti? Presumo di si, visto che castravano gli uomini. Comunque alle dee egiziane, soprattutto a Bastet, si offrivano gatti in tenera età, interi e imbalsamati. Infatti i ritrovamenti di gatti imbalsamati presso templi attesta questo stato dei gatti. Molto probabilmente il gatto era venduto ai fedeli già imbalsamato all'ingresso dei templi, affinchè fosse offerto alla divinità. Probabilmente i gatti che stavano nelle abitazioni erano a volte castrati secondo un rituale. Purtroppo non v'è certezza di ciò in quanto ci sono pervenuti solo i cadaverini di gattini interi imbalsamati. Del resto tanti segreti dei riti misterici egiziani non sono venuti a galla. Anche Erodoto, come in altre occasioni, quando accenna a riti misterici, è molto frenato nel discorso.
Si può congetturare, però, che il gatto nero domestico, nel caso fosse stato castrato, potesse essere collegato, da parte degli antichi egizi, allo schiavo nero eunuco. Lo schiavo nero eunuco era posseduto dalle famiglie maggiorenti, per contro le famiglie povere poteveno permettersi un gatto nero castrato. Ma è solo una ipotesi. Nei racconti antichi egiziani si trovano storie di uomini castrati che diventano tori, ovvero buoi(vedi "Storia dei due fratelli", in cui il fratello minore, povero, si castra e poi si trasforma in toro), ma non ci sono racconti di gatti castrati. In definitiva, per concludere sugli Egizi, si può dire che presso di loro potrebbe essere stata concepita la negatività del"gatto nero" come di bestia(per gli antichi egizi anche l'uomo era bestia) semiselvaggia, priva di virilità e quindi non più libera, proprio come gli schiavi neri eunuchi, e di misera condizione. Resta in piedi pure l'ipotesi che il gatto portasse sfortuna, se fosse morto bruciato. In questo caso, castrato o intero che fosse stato, diventando cenere non avrebbe più potuto ricevere alcuna imbalsamazione e quindi il buon "ufficio" per il post mortem. Poiché, probabilmente, il gatto domestico rappresentava uno "spirito" della casa in cui risiedeva, questa fine del gatto era considerata fortemente infausta per tutti i componenti la famiglia che abitavano in quella casa.
D'altra parte il nero è il colore del corvo, l'uccello che si nutre anche di cadaveri. Il corvo era sicuramente associato al brutto presagio per gli egiziani. A volte nelle pareti dei tempi e delle piramidi d'Egitto è rappresentata l'immagine di un animale mitico, il corvo a tre zampe. Tale immagine si trova anche in Licia e in Panfilia, oltre che in Cina( T. Volker. The Animal in Far Eastern Art and Especially in the Art of the Japanese, 1975, Brill, p.39 ). Molto probabilmente doveva essere una epifania tremenda di una divinità solare, oppure di una divinità suprema che regnava in cielo, in terra e in mare. L'associazione non deve stupire perchè ad Haghia Triada a Creta ci sono pitture risalenti all'età minoica dove la "bipenne"(l'ascia bipenne), simbolo del potere della dea, è sormontata da un corvo.
Poichè il corvo rammenta l'abbandono dei corpi, dei cadaveri in tempo di guerra, nelle calamità naturali, nelle pestilenze, nelle carestie, per gli egiziani, che avevano una grande cura a preservare il corpo dopo la morte, l'associazione con questo animale doveva essere foriero di grandi sventure. E le sventure agrario-climatiche potevano durare sette anni, la durata della carestia nei sogni del farone interpretati da Giuseppe, figlio prediletto di Giacobbe. Giuseppe interpretò come presagio di un periodo difficile le sette mucche grasse divorate da sette mucche magre e sette spighe "grosse e belle" spuntate da uno stelo, inghiottite da sette spighe arse e vuote. Giuseppe non si limitò ad interpretare i sogni, ma propose una soluzione per fronteggiare il problema della carenza di cereali nei previsti sette anni di crisi, di vacche magre. Cioè costruire dei grandi depositi di cereali in cui immettere anno per anno il quinto del prodotto totale di cereali nel periodo di vacche grasse e affidare questo compito ad uno uomo saggio e intelligente cui affiancare una rete di funzionari(Genesi 41,33-36).
E lo stesso Giuseppe fu poi la persona incaricata di dirigere questo lavoro. Ci domandiamo: "E se non ci fossero stati i gatti a guardia dei depositi di cereali forse la soluzione proposta sarebbe stata un'altra?" - Non c'è una risposta. A questo punto mi viene spontanea una considerazione. Giuseppe può essere considerato il primo signore dei gatti guardiani dei depositi dei cereali in Egitto. Un accostamento non peregrino per un personaggio che fu il figlio prediletto del padre(il gatto di casa assume spesso la posizione del figlio più piccolo, il più coccolato); che sapeva interpretare i sogni e predire il futuro(si dice che il gatto anticipi gli avvenimenti); che si salvò o meglio rimase vivo quando fu abbandonato dai fratelli al fondo di un pozzo senza acqua e tanti serpenti e scorpioni(da questi animali il gatto si sa difendere e contrattaca); risulta, però, nei confronti della gatta/moglie di Putifarre, un gatto culturale, cioè preferisce essere fedele al padrone e anche benefattore.

Sopra, illustrazioni che riproducono antichi dipinti egiziani. In alto un leone gioca con una capra, espressione di un mondo alla rovescia molto positivo, in basso gatti che fanno toilette come le donne.


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