Una sconfitta in guerra, una o più annate di carestia erano un segnale, un giudizio divino: e il re veniva sacrificato.



Il sacrificio di Ifigenia in un affresco pompeiano

Sacrifici umani a favore delle divinità sono registrati in tutte le culture. Anche gli ebrei avevano il sacrificio del 'primogenito', prima di Abramo. Dopo Abramo rimase questo sacrificio del primogenito per quanto riguarda le bestie allevate(ma anche il sacrificio del primogenito di un asino viene riscattato con un agnello), ma il primogenito dell'uomo si può riscattare offrendo un sacrificio sostitutivo. Alcuni studiosi di storia delle religioni ritengono che il sacrificio umano sia un elemento costante delle religioni arcaiche. Perfino i Greci di Omero praticavano i sacrifici umani (vedi sacrificio di Ifigenia), probabilmente andando un passo indietro prima dell'affermazione definitiva della religione di Zeus. Probabilmente in territorio italico c'era il sacrificio umano per la fondazione di una città(vedi l'uccisione di Remo). Comunque il sacrificio umano venne praticato in massa dai popoli dei Germani, soprattutto nel periodo di guerra quando promettevano in sacrificio ai loro dei i nemici fatti prigioneri. Ma impressiona molto di più il fatto che sacrifici umani venissero offerti al dio Frey a Uppsala in Svezia dopo l'anno mille della nostra era.

I recinti naviformi

Il sacrificio di Ifigenia in un affresco pompeiano

Nell'immagine soprastante figura in alto una nave con un cerchio sotto poppa. Giù una processione cultuale con idolo(?). Giù ancora delle interessanti navi rovesciate, sotto la seconda nave un cerchio quasi al centro. Poi ancora una spirale e accanto figura umana. Poi sulla destra una figura umana sorregge una immagine circolare con spirale labirintica. Giù un tipico recinto naviforne circoscritto da grosse pietre
Fonte: De Vries, AltGermanische religionsgeschichte

Nerthus potrebbe essere la divinità del regno dei morti che vive anche nel profondo del mare. Sua epifania è la 'nave' e la nave spesso porta i morti, non solo i marinai e i pescatori che non ritornano, ma soprattutto i morti illustri, visto che nei cippi runici di epoca vichinga appare spesso una nave sulla quale si pensa che il defunto lasci il mondo. Nella tarda età del bronzo, è notevole in Svezia, la diffusione di uno speciale monumento funebre, costituito da pietre disposte in forma di nave(cosidetti recinti naviformi), il cui maggiore numero appare presso le popolazioni dell'isola di Gotland. Si fanno diverse ipotesi circa la loro funzione rituale, fra cui notevole mi sembra quella secondo la quale si potrebbe trattare soltanto di monumenti a memoria di celebri uomini di mare. Molto probabilemte scomparsi in mare, secondo la mia personale interpretazione, così da creare un cimitero in terra parallelo a quello presunto in fondo al mare, dove si pensava giacesse la nave che si era inabissata.


I sacrifici umani


I sacrifici umani connessi alla fertilità della terra spesso si devono intendere come sacrifici espiatori. Cioè sacrifici che non ricorrevano abitualmente, ma proprio in quelle particolari crisi di carestie, di pericolo, di fame, di freddo eccessivo ecc. che lasciavano supporre la presenza della collera degli dei. Per cui era necessario una sanatoria a mezzo dell'offerta di una vittima scelta a sorte anche tra le famiglie più importanti, non già tra gli schiavi e i poveracci come succedeva nei riti che ricorrevano abitualmente. Nel caso di messa a morte del re o di un suo sostituto, uso presente in altre popolazioni nordiche, c'è da considerare che il re rappresenta la forza del gruppo, la fertilità dei campi. Quindi si uccide il re vecchio o malato per un rito di rinnovamento. E lo si uccide anche in caso di scarso raccolto, sconfitte militari(già è un disonore essere sopravissuto a una battaglia perduta) per garantire un rinnovamento. Il sacrificio dei prigionieri di guerra è un atto religioso dedicatorio al dio della guerra, a volte motivato dalla intenzione dedicatoria: il sacrificio era offerto in contraccambio della vittoria che il dio avrebbe concesso. A volte, però, c'era uno scopo magico-religioso, intendendosi con l'uccisione dei prigionieri integrare le forze divine che si erano indebolite per il combattimento. Probabilmente altra motivazione sta alla base del sacrificio divinatorio dei guerrieri nemici prigionieri consumato dalle donne cimbriche e descritto da Strabone, geografo greco n.58ca a.C. + 25ca d.C.(Geografia, VII,2,3,249). Queste sacerdotesse avevano potere sugli uomini e sulle donne in partenza per la guerra: "Donne dai grigi capelli, vestiti di abiti bianchi, indossavano un panno di lino, trattenuto alla spalla da una spilla. Avevano cinture di bronzo e camminavano a piedi nudi. Con la spada in mano, cercavano i prigionieri per tutto il campo, li coronavano e li conducevano ad un calderone di bronzo capace di circa venti secchi. Salivano alla sommità di esso a mezzo di una scala e, chine sul calderone, tagliavano la gola a ogni prigioniero di guerra, quando questi era stato fatto salire fino a loro. Dal modo in cui il sangue scorreva sul calderone, predicevano l'avvenire. Altre(sacerdotesse ndr)aprivano, poi, i corpi dei prigionieri e traevano oracoli dalla cavità delle interiora, affermando ad altissima voce che i loro uomini avrebbero riportato la vittoria". Quindi era un rito divinatorio sui generis, sostazialmente era un viatico per la battaglia. Pure Tacito ricorda la funzione profetica delle sacerdotesse germaniche. Secondo lo storico romano le stirpi germaniche ritenevano il loro apporto, soprattutto quando incitavano i guerrieri a resistere in battaglia, 'sanctum aliquid et providum'(Germania, 8).



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