Le api, il miele e il mondo dell'alveare nel mito



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Il dio ittita Telipinu dormiente viene trovato e punto dall'ape

 La porta dei Leoni a Bogazkale, ingresso dell'antica capitale dell'impero ittita. De Agostini Picture Library/G. Dagli Orti

Il racconto mitico di Telipinu è di difficile interpretazione perché non ci sono pervenuti tanti altri miti degli Ittiti che possono illuminare questo racconto. Nel racconto l'ape non è risolutiva, anzi in certo senso peggiora la situazione. Solo l'intervento della dea-maga Kamrusepa pone fine alla furia del dio Telipinu, un probabile dio catactonio responsabile della fecondità della terra e anche dei terremoti.

Le api sono state molto probabilmente molto importanti da un punto di vista religioso in molte religioni antiche, da quelle della Mesopotamia a quelle dell'antico Egitto. Ma ci sono pervenuti pochi racconti mitologici che fanno riferimento all'azione delle api ed è molto difficile decifrarli nel loro più profondo significato. Uno di questi racconti è il mito ittita di Telipinu. La leggenda narra che Telipinu era figlio del grande dio supremo della Tempesta e dell'antichissima dea di Hatti. Il dio è adirato(non se ne conosce il motivo perché parte della tavoletta da cui è tratto il racconto è andata distrutta). Nella sua grande collera Telipinu decise di andarsene, e nella sua furia si infilò le calzature al contrario. Allora le stagioni si destabilizzarono: la primavera e l'estate non giunsero mai, i fiumi restarono gelati, l'erba non spuntò e gli animali soffrirono la fame, cominciando a morire. Telipinu si era perso nella steppa. Il grano non crebbe più, i bovini e le pecore e l'uomo non procrearono più. Anche gli dei in cielo non se la passavano bene: mangiavano senza saziarsi, e bevevano rimanendo assetati. Allora cominciarono a cercare Telipinu, mandando un'aquila dalla vista acutissima che guardasse dall'alto delle montagne, ma senza alcun risultato.Si mosse anche il grande dio della Tempesta, padre di Telipinu, che cominciò a soffiare ovunque, tra le rocce, nelle foreste, sulle onde del mare, lungo le vie e le città dove Telipinu era solito recarsi; ma non ebbe risultati. La dea Hannahannas, madre di tutti gli dei, decise allora di mandare alla ricerca di Telipinu un'ape, incurante delle proteste degli altri dei, che temevano di dover ammettere la bravura di una piccola ape. L'ape trovò Telipinu che dormiva, stanco del lungo viaggio: per svegliarlo, lo punse alle mani e ai piedi. Il dio, furibondo, si mise a distruggere fiumi e città e montagne(praticamente produsse un terremoto). Allora la piccola ape fuggì e tornò da Hannahannas. La dea capì che c'era da fare una sola cosa: a prendere Telipinu mandò l'aquila, insieme all'ape e alla dea Kamrusepa, una maga che iniziò a cantare dolcemente antiche formule magiche, deponendo davanti a Telipinu ogni sorta di cibo; e man mano che Telipinu mangiava, la pace scendeva nuovamente nel suo animo. Gli dei si sedettero tutti insieme a banchetto, e il mondo tornò lentamente a rifiorire.
In questo racconto il comportamento dell'ape è ambiguo: ritrova il dio dormiente, ma ne provoca l'ira e quindi il terremoto. La vera risolutrice è la dea maga Kamrusepa che con formule magiche cantate riporta alla pace l'animo di Telipinu. Quindi il canto e non la reattività istintiva dell'ape calma il dio irato. Non c'è quindi, in questo racconto, un riconoscimento dell'organizzazione sociale dell'alveare. L'ape è solitaria e se ne mette in evidenza la sua aggressività, in contrapposizione con la soavità e la dolcezza del canto. Il racconto isolato non dice molto, a meno che Kamrusepa non venga considerata una personificazione dell'ape mellifera, mentre quella mandata alla ricerca era soltanto un'ape o altra specie simile capace di pungere mortalmente(vespe, calabroni ecc.).



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