Le api, il miele e il mondo dell'alveare nel mito



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La figura enigmatica di Atalanta


Atalanta e Peleo si fronteggiano nella lotta

l racconti mitici inerenti la figura enigmatica di Atalanta sono stati delineati in questa pagina di midi-miti-mici.it. In quella pagina, alla fine, delineavo la figura enigmatica di Atalanta sotto il triplice aspetto di orsa, leone e ape, senza soffermarmi, però, sull'aspetto dell'ape: cosa che farò in questo articolo. Probabilmente, nel mito della caccia al cinghiale mostruoso di Calidone, Atalanta rappresenta la fanciulla nel margine, tra impubertà e pubertà, che non si deve assolutamente amare. E Meleagro, che si era innamorato di lei e l'aveva considerata la vera vincitrice della spedizione contro il cinghiale, assegnandole la pelle del dorso dell'animale, fece una fine miseranda insieme a tutta la famiglia. Uno dei costumi greci più consolidati era quello di non fare un comportamento che potesse portare sfiga, sventura e amare una fanciulla vicino alla pubertà doveva portare sfortuna; e probabilmente Atalanta rappresentava un modello iniziatico per delle "orsette" particolari. In alcune città greche le ragazze erano "orsette" nel periodo intorno alla pubertà e facevano un servizio sacerdotale presso il tempio di Artemide Brauronia. Esse portavano una veste color zafferano, un colore giallo-rossiccio-aureo. Callisto era, probabilmente, il modello iniziatico prevalente delle fanciulle, di quelle fanciulle che avevano una pubertà in linea con la norma, e che manifestavano il desiderio di sposarsi. Ma, quelle fanciulle che non rientravano in questa categoria, quelle che manifestavano prestanza fisica quasi mascolina, personalità notevole e che, come l'infante Artemide, non avevano desiderio di sposarsi, probabilmente, avevano come modello iniziatico Atalanta. Quest'ultima, da taluni studiosi, come per esempio Kerenyi, considerata una epifania di Artemide. Da notare che il tipo di ferita, che Atalanta con la freccia infisse al cinghiale di Calidone, è simile al tipo di ferita che Era infisse ad Artemide spingendo la faretra con le freccie, nel tafferuglio tra divinità che parteggiavano per gli achei, contro quelle che parteggiavano per i troiani(Omero, Iliade 21,470 ss.): cioè una ferita all'orecchio. Se c'è una stessa relazione in questi due episodi è arduo dirlo; gli antichi probabilmente lo riconoscevano, ma non pare sia stato ben delineato un significato da noi moderni. Probabilmente anche l'orecchio, nella sua forma precipua(condotto uditivo che va all'interno e padaglione esterno), può ricordare un ermafroditismo legato al "margine" (ovvero la bisessualità tipica del periodo marginale, in cui non si è ne maschio, ne femmina e ancora non si fa parte della tribù, ma si è usciti dall'anomia): quindi la ferita all'orecchio, è il miglior viatico affinchè le prospettive future si allontanino dalla mostruosiotà(probabilmente dalla non evidenziazione di una tipicità sessuale e quindi dalla sterilità). Questa correlazione sessuale dell'orecchio è presso la cultura Dahomey della Nigeria, ma gli antichi greci ebbero dei contatti con le culture africane, anche se pare solo mitici, con Perseo e con Dioniso. Nella Teogonia di Esiodo, alla Afrodite che nasce dalla schiuma del mare, le Ore(le dee Eunomia, la legalità, Dike, il diritto, ed Eirene o Irene, la pace) mettono orecchini d'oro nei lobi forati della dea. Quindi se questo forare i lobi delle orecchie alle bambine era apprezzabile culturamente, poteva esserlo pure nel caso di maiali scrofe o di cinghiali? Oppure, semplicememte, questa ferita inferta all'orecchio o alla parte posteriore dell'orecchio del cinghiale, si deve intendere come un qualcosa che rendeva magicamente possibile ciò che era attendibile e anzi auspicabile per le fanciulle, cioè la loro ricettività nei confronti dell'amore? Oppure la ferita all'orecchio del cinghiale ha una sua importanza solo nel linguaggio venatorio?
Ora si tenterà di sciogliere questo dubbio. Probabilmente il compito di forare i lobi delle bimbe era demandato alle madrine, cui in un certo senso viene affidata la loro buona sorte, similmente all'opera delle Ore, spesso legate al ciclo della vegetazione, che procurano gli orecchini per Afrodite appena nata.
Ma l'essere nata femmina sembra non abbia portato bene ad Atalanta. Poiché il padre Iaso voleva un figlio maschio, quando nasce, Atalanta viene esposta, cioè abbandonata nelle campagne. Un'orsa l'alleva per qualche tempo, per volere di Artemide, e poi un cacciatore, oppure un pastore la trova e l'adotta. Fanciulla, va a caccia da sola per i boschi e per i monti e uccide due centauri che volevano "conoscerla" meglio: probabilmente questo episodio conferma la natura verginale delle fanciulle dedicate ad Artemide. Dai racconti non ci perviene che Atalanta abbia avuto dei maestri, al contrario di Achille, detto piè veloce come Atalanta, che fu portato dal padre Peleo e dalla madre Tetide presso il centauro Chirone ad apprendere insegnamenti di caccia e di combattimento, ad imparare a coltivare il rispetto per gli dei e i genitori, ad istruirsi nella musica e nella medicina. Ma, ancora con Achille, Atalanta ha un altro legame che denota la superiorità della bimba allevata da un'orsa. Infatti ai funerali del re-sciamano Pelia furono indetti dei giochi funebri in suo onore, cui partecipò Atalanta nella gara di lotta: in questa prova la figlia di Iaso sconfisse proprio Peleo, il padre umano di Achille. Fra l'altro Achille fanciullo è vestito da donna: sta quindi nell'asse opposto a quello di Atalanta che si comporta come un giovine.
Fatto l'accostamento di Atalanta con l'orso, ora svolgiamo la sua relazione con il leone o la leonessa. Il fato aveva riservato ad Atalanta la castità in eterno. Infatti, Atalanta e Ippomene, dopo che quest'ultimo riuscì a conquistarla con i pomi d'oro, incorsero nelle ire di Zeus, offeso per averli scoperti ad amarsi nel sacro recinto di un tempio a lui dedicato.Questa unione nel tempio ricorda una ierogamia, ierogamia sterile perchè non nacque figliolanza. Per punirli decise di trasformarli in un leone e una leonessa, cioè li condannava a non amarsi più perché i greci ritenevano che i leoni non si accoppiassero tra loro, bensì con i leopardi. Ci sono versioni del mito in cui il tempio profanato non fu quello di Zeus, ma quello della Grande Madre Cibele e la dea trasformò gli amanti nei leoni che tiravano il suo carro. Il racconto riporta probabilmente un antichissimo tabù matrimoniale tra appartenenti allo stesso sottoclan esogamico, ma ci può essere pure un collegamento con la bugonia, ma non con quella di Aristeo, ma con la bugonia che voleva che le api venissero fuori dal cadavere di un leone ucciso da Sansone("Dal mangiatore è uscita roba da mangiare, e dal forte è uscito del dolciume" Bibbia, Giudici, 14, 5-9: il leone è il forte, il dolciume è il miele ). A questo proposito lo studioso S. Reinach (Cultes, mithes et religions, Vol.IV, 1912, pp. 148-166) suppone che questo racconto biblico sia basato su una credenza cananea secondo la quale le api venivano fuori dal corpo del leone ucciso. Anche Varrone(25, "apes nascuntur ex bubulo corpore putrefacto"), e Virgilio(Georgiche, IV, 284, 554-58), e Ovidio (Metamorfosi, XV, 364), e Plinio (Historia, XI, 20) hanno ricordato questo collegamento dell'ape con i corpi putrefatti.
Per quanto riguarda la connessione di Atalanta all'ape il collegamento è arduo, anche se tutto il culto ad Artemide ad Efeso presupponeva che la dea fosse l'ape re-regina, in quanto le sacerdotesse erano dette Melissai, cioè api, e pare vivessero recluse nel tempio, mentre i sacerdoti, ai quali era affidato il compito di celebrare speciali cerimonie di sacrifici animali, erano detti, con termine greco "esseni", cioè fuchi.
Rimane a noi moderni un interrogativo per quanto riguarda il volo nuziale delle api re-regina e i fuchi; i greci avevano delle opinioni in merito? Pare che non ci siano pervenute degli scritti in merito a questo particolare dell'alveare. Ma probabilmente, secondo una mia ipotesi, ammettevano che delle api re-regina nel volo potessero colpirsi e scagliare l'uno contro l'altro un qualcosa che poteva essere mortale, proprio come fa Atalanta nei confronti dei pretendenti. Probabilmente gli apicoltori più esperti avevano visto talvolta sull'addome dell'ape re-regina l'apparato genitale del fuco, non identificandolo come tale (in effetti nell'accoppiamento il fuco perde l'organo genitale e quest'ultimo qualche volta resta attaccato all'addome dell'ape regina). Erano talmente radicati i pregiudizi sui fuchi che non avevano il pungiglione (e che quindi non potevano difendere l'alveare), che probabilmente si attribuì per un certo tempo questo fenomeno al fatto che, anche se raramente, il re ape potesse riprodurre, fare ricrescere il pungiglione che usava come un giavellotto su altri api re-regina, come una bipenne da cui sfilare l'uno o l'altra delle ascie: e qui si ritorna alla dee minoiche, legate al mondo dell'alveare e che avevano come simbolo anche una bipenne, interpretata da taluni studiosi (Artur J. Evans) come l'unione dei principi complementari del maschile e del femminile, principi che l'androgina ape re-regina comprende. Oppure che l'ape re-regina avesse a disposizione una sorta di faretra con frecce, ovvero la possibilità di far ricrescere sempre o quasi il pungiglione. Quindi è possibile che Atalanta, per le sue caratteristiche di castità e di rifiuto del matrimonio, possa essere stata assimilata anche all'ape re-regina che nella corsa uccide i rivali per non cedere lo scettro del comando?
Ma ritorniamo alla ferita all'orecchio. Il tentativo di Afrodite di bloccare il progetto di Atalanta riesce perché Ippomene(o Melanione) usa un espediente per destare la femminilità della donna, cioè i pomi d'oro. E propabilmente dovevano essere dei pomi d'oro piccolini, da mettere come pendaglio-orecchino. Probabilmente ad Atalanta, essendo stata esposta da infante, non erano stati praticati i fori nei lobi delle orecchie. Ed è possibile che quell'essere allevata da un'orsa equivaleva a dire che era stata allevata al di fuori di ogni condizionamento culturale, cioè che, nel suo caso, non erano state chiamate le tre fate della nascita per darle la buona sorte: uso che si accompagna per solito nelle tradizioni popolari al foramento dei lobi delle orecchie delle bimbe. Il mito di Atalanta, probabilmente, ci è pervenuto nella forma che conosciamo, perchè la cultura greca predilige gli schemi figurativi, e perché la cultura dominante, emanazione della religione olimpica, tende a revisionare le tradizioni, specie quelle locali e di carattere ctonio(operazione che ha condotto pure il Cristianesimo nei confronti di moltissime tradizioni). Ma nonostante gli sforzi di Afrodite e di Ippomene(o di Melanione) Atalanta rimane segnata dalla sua esperienza infantile, oppure ha una natura tale che non è possibile modificare il suo destino.
Non è quindi peregrino affermare che Artemide e Atalanta non potevano avere avuto forati i lobi delle orecchie da bimbe perchè la loro natura è assolutamente verginale, anche se possono essere anche madri. Artemide, dopo che Era l'ha ferito all'orecchio, va piangendo presso il padre Zeus per essere consolata, probabilmente per l'agire incongruente di Era o, probabilmente, il suo agire sottointeso: Era, la dea principale dell'Olimpo, prende la faretra e le freccie delle stessa Artemide, spingendole verso l'orecchio. Probabilmente con questa azione Era accenna a una particolarità della "Signora delle belve", cioè l'essere inviolabile: inviolabilità che Era vorrebbe eliminare. Per quanto riguarda la ferita che inferse Atalanta al cinghiale di Calidone, si può ritenere che tale azione non sia stata inutile, anzi utilissima: probabilmente ferire all'orecchio un cinghiale furioso significava, nel linguaggio venatorio, renderlo meno furioso, quasi manzo e quindi soggetto a essere colpito più facilmente: mentre per le bambine, in maniera analoga, avere i lobi delle orecchie forati significava perdere un carattere aggressivo più pertinente ai maschi. Forse per questo significato del gesto di Atalanta, allora, Meleagro le riconobbe il mantello del cinghiale.



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