La credenza del gatto nero

Il gatto presso gli ebrei, i greci, i romani e gli arabi

Gatto minacciato che minaccia, prima di prendere la via di fuga.

A sinistra gatto minaccioso. Il gatto quando si sente minacciato, minaccia a sua volta, spalanca la bocca, esce la lingua, i pelli, specie quelli della testa e della coda si rizzano. Ma è solo un modo per distrarre colui che lo minaccia per guadagnare la via di fuga, fra le quali la migliore è arrampicarsi su di un albero. I gatti non campano sette vite, ma sono più prudenti di altri animali. Se cadono da altezze anche di 10 metri, se hanno una buona vista, cadono bene in piedi. Sanno sfuggire ad animali più grossi saltando sugli alberi.

La storiella ebraica della colomba che temeva il gatto

La sua capacità di ghermire i topi, le serpi, piccoli serpenti ed anche volatili, fra cui la colomba, è stata stravista e paragonata alla capacità del diavolo di ghermire le anime, omologate alle colombe.
L'accostamento tra gatto e diavolo può avere avuto origine presso gli ebrei quando risiedevano in Egitto. In Egitto, come abbiamo visto, c'era una divinità femminile con testa di gatto domestico; per contro nelle Scritture, Israele, il popolo di Israele, viene paragonato a una colomba. Una storiella popolare ebraica spiega perchè Israele viene paragonato a una colomba. Questo ne è il testo:
" Quando Dio creò la colomba, questa tornò dal suo Creatore e si lamentò: o Signore dell'universo, c'è un gatto che mi corre sempre dietro e vuole ammazzarmi ed io devo correre tutto il giorno con le mie zampe così corte. Allora Dio ebbe pietà della povera colomba e le diede due ali. Ma poco dopo la colomba tornò un'altra volta dal suo Creatore e pianse: o Signore dell'universo, il gatto continua a corrermi dietro e mi è così difficile correre con le ali addosso. Esse sono pesanti e non ce la faccio più con le mie zampe così piccole e deboli. Ma Dio le sorrise dicendo: "Non ti ho dato le ali perchè tu te le porti addosso ma perchè le ali portino te".
Nella Bibbia nel 7° cap. del libro di Osea, la tribù di Efraim viene definita una colomba stupida dal Dio degli ebrei disgustato dai comportamenti degli ebrei di quella tribù.
Per gli ebrei il gatto, probabilmente il gatto domestico dopo la fuga dall'Egitto, era considerato impuro inizialmente e non era consigliato per convivere con i bambini in casa. Più in là fu apprezzato per la sua efficacia nel far stare lontano dai luoghi costruiti e serpenti e topi.
Un racconto popolare di tradizione musulmana sull'origine del gatto lo fa derivare dal leone come fosse uno starnuto del re degli animali, una sua piccola riproduzione in scala molto ridotta. Noè aveva radunato quasi tutti gli animali sull'Arca. C'erano i topi che davano molto fastidio. Allora Noè passò la mano sulla fronte del leone; questi starnutì e buttò fuori una coppia di gatti: per questo il gatto assomiglia al leone.
E' noto il racconto di Muezza, la gatta di Maometto. Un giorno, la gatta Muezza si addormentò placidamente sulla manica della veste di Maometto. Giunta l’ora della preghiera, il profeta, non volendola svegliare, decise di tagliare un pezzo della sua veste piuttosto che disturbarle il sonno. Al ritorno di Maometto dalla Moschea, la gatta gli fece un inchino per ringraziarlo. Maometto l’accarezzo tre volte sul dorso lasciandole delle "righe", segnando così l’origine dei mantelli rigati o "tabby", e le donò la capacità di atterrare sempre sulle zampe.
Secondo gli arabi il gatto è dotato di "baraka", cioè grazia da parte divina, benedizione. Se il gatto è perfettamente nero possiede qualità magiche e la sua carne viene impiegata per liberarsi dalla magia.Questo gatto ha sette vite.
Presso i Greci e i Romani l'accenno nel mito al gatto è quasi inesistente, se si eccettua il passo del mito sul mostro gigantesco Tifone in cui le divinità olimpiche per sfuggirgli si trasformano in un animale. In quell'occasione Artemide si trasformò in gatto ed Apollo in leone. Il mito è tardo, di epoca ellenistica. Artemide e la Grande Madre Cibele in tempi precedenti erano le dee associate al leone. Pare che Artemide apparisse alle donne in forma di leone(K.Kerényi, Gli dei e gli eroi della Grecia). Significativo è il carro della dea Cibele trainato da un leone e una leonessa: condannati o votati quindi alla castità perchè i greci ritenevano che i leoni non si accoppiassero tra loro, bensì con i leopardi.
Numerosi studiosi sono concordi nel ritenere che i greci, i romani e gli abitanti della Magna Grecia erano riusciti ad usare contro i topi delle donnole addomesticate, delle donnole o dei furetti presi appena nati. C'è un ^racconto popolare^ siciliano (che potrebbe risalire ai Siculi, oppure alla lotta di Siracusa con altre città della Sicilia), in cui la donnola è uno degli animali in cui si trasforma Vicenzu, lo sfidante del re-sciamano, Patri-drau. Il fatto che in questo racconto gli sciamani si trasformano in diversi animali, fra cui la donnola, ma non nel gatto, ci fa capire che a quel tempo il gatto non era diffuso. La mancanza del gatto domestico nelle case è comprovato dagli scavi archeologici.
Per Aristotele le gatte sono per natura lussuriose e allettano i maschi, inoltre durante il rapporto sessuale non fanno che miagolare. Va nella scia di Erodoto il retore greco Claudio Eliano (circa 170-circa 235) :"Il gatto maschio è estremamente lussurioso, ma la femmina è molto sollecita verso la prole e cerca di evitare il rapporto sessuale col maschio, perché esso emette uno sperma molto caldo, simile al fuoco che brucia l'organo femminile. Ma il maschio essendo ben conscio di ciò, fa piazza pulita dei cuccioli e allora la femmina spinta dal desiderio di avere altri figli si sottomette alle brame lussuriose del maschio". il greco Artemidoro (II secolo d.C.), dice che "il gatto corrisponde a un adultero, poiché è un ladro di uccelli; e gli uccelli simboleggiano le donne", (Libro dei sogni, III,11).
Il latino Columella (Gades, 4 – 70), esperto di agraria sul campo, scrive che bisogna coprire e rinforzare i recinti dove sta il pollaio e il recinto dove stanno le oche affinchè non ricevano brutte visite da parte di gatti, serpenti, donnole e altri mustelidi. Si tratta di gatti e donnole selvatiche o addomesticate? Columella non ne fa distinzione, segno forse che sente l'istinto di questi animali come insopprimibile.
Osserva Robert Delort( L'uomo e gli animali) che possibilmente gli antichi greci facevano qualche confusione tra il gatto selvatico, qualche gatto domestico importato dall'Egitto, e vari animali, fra cui la donnola, la genetta e il furetto, che venivano usati per combattere i topi e i serpenti. Sia donnole, sia genette, sia furetti erano probabilmente addomesticabili solo se venivano allevati fin da piccoli. Essendo abituati ad avere da mangiare dai padroni di casa non attaccavano i pollai?
Per quanto riguarda la lussuria, fra gli animali sopra citati, è nota la furia lussuriosa della donnola maschio.

La storia del gatto dominante su una querce

C'è nella raccolta del favolista Fedro una favola che riporta la storia di una scrofa selvatica che volle fare il suo nido ai piedi di una quercia, scavando sulla terra una piccola fossa. Nello stesso albero, però vi fecero la loro abitazione un gatto selvatico e un’aquila. Il gatto selvatico si sistemò nella parte mediana in una parte cava del tronco, l’aquila fece un nido nei rami più alti dell’albero. Grazie ad uno stratagemma il gatto fece sì che nè il serpente, nè l’aquila si spostassero dai loro nidi dove avevano la cucciolata. Il gatto aveva detto all’aquila che la scrofa stava facendo un fosso ai piedi dell'albero per abbatterlo, mentre alla scrofa aveva detto che l’aquila voleva prendere a volo i cinghialetti appena nati. Così avvenne che sia l’aquila che la scrofa non si spostarono più dai loro nidi per il timore che i loro figlioletti fossero preda altrui e finirono per morire d’inedia. Il finale riporta che il gatto poì mangiò, come fosse un corvo(?), i corpi degli animali morti.

Di seguito tutte le pagine che trattano del gatto


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