La credenza del gatto nero

Nascita della superstizione a carico del gatto nero

Gatto acquattato per sfuggire  allo sguardo.

Nella foto soprastante un gatto cerca di nascondersi sotto i rami di una pianta. E' un modo istintivo di sfuggire a un predatore, ma anche un modo per sorprendere eventuali prede. Questa prudenza fu presa nel passato come prova di essere una spia di forze maligne, dei demoni, che gli restituivano il favore dandogli sette vite.

Probabilmente la superstizione nacque quando i gatti neri domestici scappando dalle case degli uomini si inselvatichirono e popolarono le colline attorno agli abitati. I contadini e gli allevatori ne restarono impressionati.
Il nero rimandava al lutto e alla morte, al buio e ai pericoli della notte, ai briganti che si spostavano di notte. Probabilmente furono proprio i contadini a tirare in causa il gatto nero in caso di cattivo raccolto o di malattie di animali, e il gatto nero, secondo alcuni, non era il gatto selvatico, non era un animale del bosco, ma era piuttosto la vicina di casa, quella che curava con le erbe, che si era trasformata in gatto per curiosare, per carpire i segreti e poi per eseguire fatture. Sono tanti i racconti popolari in cui il gatto che guarda dentro una casa d'altri è la stessa strega che si è trasformata. Fu l'innato carattere del gatto, gatto appartenente o che si accompagnava, nell'immaginario collettivo, alle fattucchiere o alle donne sole anziane, cioè la sua curiosità, il suo istinto a controllare tutto quello che sta intorno, specialmente le novità, a rovinare la sua reputazione. La curiosità molto spesso è ritenuto un comportamento molto riprovevole in certe culture antiche. Se poi il tipo curioso è nero allora questi occhi che ti guardano diventano insopportabili.
E in effetti c'era anche un personaggio vestito di nero a volte proprietario di gatti che poteva preoccupare da un punto di vista scaramantico-superstizioso: era il monaco e/o il prete, quasi sempre vestito completamente di nero. Il fatto che portasse il viatico ai moribondi era già di per sè un buon motivo per non desiderare di incontrarlo. Inoltre probabilmente ebbe nei secoli bui del Medioevo un compito sgradevole per un certo aspetto: quello dell'esattore di spettanze o di tasse. Perchè nell'alto Medioevo molti territori venivano retti dai vescovi e spesso nel compito di amministratore della cosa pubblica il vescovo imponeva e riscuoteva tasse, magari demandandone il compito ad uffici retti da preti. Inoltre le stesse diocesi e i conventi spesso erano proprietari di vasti appezzamenti di terreno dati in affitto a coloni: e questi coloni alle scadenze previste dovevano pagare le spettanze ai proprietari, cioè alle diocesi e ai conventi.
Quindi se il gatto nero curioso era ricondotto a persone o istituzioni cui si dovevano delle spettanze, degli obblighi, sicuramente era malvisto e non augurabile a nessuno. Inoltre i morti venivano seppelliti nelle chiese o in edifici vicini e tutta l'organizzazione del seppellimento era tenuta dai preti o da persone di loro fiducia. Per lo stesso motivo l'immaginazione popolare asiatica di carattere satirico considera il gatto l'immagine del mandarino.
Probabilmente un altro gatto similnero o sporco di fuliggine doveva essere il gatto dei fabbri nomadi, particolarmente antipatici al clero e ai contadini. Proprio queste popolazioni si spostavano di località in località, stazionando in una stessa località circa 7 anni. Probabilmente a questi gruppi fortemente uniti da matrimoni endogamici, antenati degli attuali zingari, era affidato il compito di disboscare un bosco. Erano chiamati probabilmente perchè lo facevano per poco o per niente a patto di potersi servire di tutto il legname ricavato da questo disboscamento. Ai fabbri il legname serviva per fare funzionare le loro fucine metallurgiche.
Il gatto domestico ancora non si differenziava nell'immaginario collettivo dalla figura del gatto selvatico, ma da persone di fervida fantasia, cioè gli inquisitori di Santa romana Chiesa, veniva catapultato negli altari degli eretici come rappresentante del diavolo e subiva la stessa sorte delle streghe, cioè i gatti erano fisicamente costretti a subire le stesse pene delle loro padrone, ovvero il rogo. Probabilmente l'accostamento tra il gatto e il malefico ebbe origine in Germania, dove c'erano gli ultimi e sparuti gruppi ancora legati alla religione di Freyja.
Ma se nell'accostamento del gatto alla strega, alla donna diabolica, alla donna che affattura magicamente c'era un probabile legame con le divinità femminili del Mediterraneo antico, in primis le dee egizie, ora, nei resoconti che contribuirono a portare al rogo tante persone considerate eretiche, il gatto nero è maschio e rappresenta Satana in persona, di cui nella notte del sabba "si bacia il deretano" o che si adora: delitto di cui fui accusato, nel 1307, il vescovo di Coventry(in Robert Delort, L'uomo e gli animali).
Il primo vero sabba risalirebbe al 1090 circa: Orderic Vital ne dà precisa testimonianza e più in la i documenti diventano più circostanziati in merito nei secoli XII e XIII. Un ecclesiastico inglese, Walter Map(1180 ca), nel suo "De nugis curialium", descrive gli eretici che aspettano, raccolti in silenzio, l'improvvisa discesa di un mostruoso gatto nero, a cui, nelle tenebre, baciano i piedi, gli organi genitali e il disotto della coda. Alain de Lille nel "Contra haereticos"(tra il 1179 e il 1202)propone un'originale etimologia del termine catari, facendolo derivare dal latino cattus, in quanto è sotto l'aspetto di un gatto che Lucifero appare agli eretici. Il 13 giugno 1233 papa Gregorio IX, nella famosa bolla "Vox in Roma", fa diretto riferimento al gatto nero che cade dal cielo. E il gatto-diavolo si ritrova da San Domenico a Vincenzo di Beauvais, passando per il Dialogus miraculorum di Cesario di Heisterbach, associato al diavolo. Molti eretici e varie streghe bruciate confessano di aver visto demoni e gatti neri e partecipato a orge sessuali(Robert Delort, op.cit.).
In questa raffigurazione del gatto, visto come il diavolo, un diavolo pure legato al sesso, il clero trasferì la scena del peccato originale. Come il serpente si avvicina a Eva per tentare Adamo, così il diavolo o gatto nero si avvicina alla donna gatta o strega per portare i cristiani all'inferno.


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