La credenza del gatto nero

Il rapporto del fuoco e della terra coi gatti e l'ipotesi agraria nel folklore europeo

Gatto su un albero di notte

Nel dipertimento francese delle Ardenne il villaggio intero usava danzare e cantare intorno ai falò accesi la prima domenica di quaresima(periodo che ha sostituito il periodo intermedio tra dicembre e marzo in uso presso i Celti, che appunto nominavano solo 10 mesi,da marzo a dicembre)..nel fuoco si bruciavano dei gatti..i pastori cacciavano le loro greggi in mezzo al fumo e alle fiamme come un mezzo sicuro per preservarle da malattie e da incantesimi...Per i fuochi di S.Giovanni(solstizio d'estate)che si accendevano nella Place de Grève a Parigi, si bruciava un cesto, un barile, un sacco di gatti vivi..il popola raccoglieva la cenere e come un portafortuna la conservava in casa(J.Frazer, Il ramo d'oro, 945, 1011).

Gatto come spirito del grano

Ora si cercherà di affrontare e di collegare il fuoco sacro, il fuoco che purifica i campi di tante tradizioni popolari europee col sacrificio del gatto(al rogo) e col gatto come spirito(custode) del grano, tradizioni anch'esse presenti nel panorama dei riti agrari europei. La nostra fonte è James G. Frazer(Il ramo d'oro), ma la nostra visuale è differente da quella dell'illustre antropologo e studioso di religioni.
Ancora in tante contrade del nord Europa si praticava un' agricoltura di tipo itinerante del tipo taglia e brucia. Da parti di bosco venivano tagliati gli alberi, poi il terreno veniva bruciato e dopo qualche lavoro veniva coltivato. Dopo qualche anno il terreno, non più fertile, veniva abbandonato alla macchia per riprenderlo dopo qualche anno, da 7 a 10 anni.
Il gatto selvatico o quello domestico inselvatichito veniva fatto sloggiare da questi terreni abbandonati che si dovevano riprendere. I campi subivano un disboscamento di tipo minore e poi venivano incendiati e il gatto scappava, ma essendo legato ai luoghi già da lui abitati, il gatto ritornava sulle ceneri del campo incendiato. Ecco perchè il gatto viene spesso collegato nei racconti popolari alle ceneri, più che al fuoco davanti al quale sta volentieri per riscaldarsi.
Il fatto che i gatti siano legati ai luoghi è una considerazione molto antica e assolutamente veritiera, specie quando i gatti non vivevano chiusi nelle case, ma, nelle case di campagna, e ne uscivano e ne entravano a piacimento e molto spesso si nutrivano con le prede da loro stessi cacciate. In un racconto popolare irlandese(i racconti irlandesi sono racconti che di solito si fanno risalire a usi e costumi molto antichi) una famiglia di contadini braccianti si trasferisce in altra località. La famiglia porta con sè il cane, ma non il gatto, che rimane nella casa dove possibilmente è nato(Il piccolo suonatore di cornamusa, Yeats, op.c.). Quindi il gatto si ritiene legato alla terra, ma anche agli alberi che stanno attorno a quella terra.
In una primitiva concezione animistica di tutte le cose, specie di quelle con cui l'uomo ha un rapporto utilitaristico, un rapporto molto interessato ai fini della sopravvivenza, anche la terra ha uno spirito. Nel passato è successo che, nelle culture del Nord Europa, uccidessero il re o persona designata, cioè il re-sciamano, qualora la raccolta delle messi per più di una stagione fosse stata molto carente. Molto probabilmente questo era il sacrificio estremo, probabilmente c'erano sacrifici intermedi e a volte sostitutivi. Cioè i campi non erano fertili perchè il "capo" oppure colui che doveva provvedere, custodire magicamente la fertilità, il re-sciamano, non erano adatti, erano vecchi, non avevano più la potenza anche magico-sessuale per mantenerla. Le vittime intermedie e/o sostitutive erano probabilmente animali legati alla terra, come i gatti selvatici. Quando non vennero più uccisi i re o altri uomini designati, per via di concezioni religiose che mettevano l'uomo direttamente in contatto con le forze celesti( e quindi lo mettevano su un piano nettamente superiore rispetto a piante ed animali), probabilmente allora il gatto selvatico fu reso miticamente responsabile, in talune località, di eventuali raccolti scarsi e assimilato alla terra che non produce, alla terra vecchia inaridita. Così si bruciavano i gatti oppure altrove i fantocci chiamati a volte la vecchia, a volte la strega(ma non streghe collegate al diavolo cristiano, ma piuttosto ai folletti, agli spiriti della terra), la vecchia sposa, la nonna. Ma soprattutto venivano eseguite attorno al fuoco delle danze: e più si danzava, e più persone danzavano e più abbondante sarebbe andato il raccolto. Sono usi relativi a tradizioni popolari in ambito europeo che James Frazer riporta ne "Il ramo d'oro". Per lo scrivente sono gli ultimi bagliori dell'antico metodo agricolo di bruciare i terreni abbandonati prima di ritornare a coltivarli. Con la danza attorno al fuoco si pensava che il fuoco avesse più vigore e mondasse il terreno da tutto ciò che era malefico nei riguardi della fertlità del terreno. Il gatto selvatico era sacrificato perchè si sentiva che questo animale era profondamente legato alla divinità, agli spiriti del bosco confinante con i campi: bruciandolo si intendeva spingerlo a rinnovarsi come la terra incendiata migliora la sua fertlità(almeno così si credeva, in effetti la terra era più fertile dopo un riposo pluriennale).
Fu prescelto il gatto nero perchè la notte, la luna e anche la terra hanno una connessione col nero e quindi con la fertilità. Per questi roghi venivano probabilmente presi i gatti neri inselvatichiti perchè era più facile prenderli, non essendo coriacei e combattivi come quelli selvatici autoctoni.
Si sacrificava il gatto, lo spirito della terra, affinchè rinascesse e quindi fosse in grado di dare più vitalità alle piante che producevano commestibili. D'altronde il gatto era il tipico animale mediatore tra le forze ctonie, perchè amante del fuoco e delle ceneri in calore e i luoghi della terra presso cui ritornava, e le forze celesti per il suo rifugiarsi nei rami più alti degli alberi. Inoltre era mediatore tra gli uomini, presso cui stava molto spesso, e le forze della natura di natura predatoria. Il gatto è infatti predatore, ma egli stesso è preda di altri animali.
Così in alcune località europee il gatto diventò pure lo spirito del grano. In alcune località per spaventare i bambini come a Kiel o nell'Oberland: si diceva allora che "il gatto del grano guarda il grano" nel senso che lo custodiva, ne era guardiano. In tante altre come spirito che va a nascondersi nell'ultimo covone. In alcune regioni europee si dice che chi taglia l'ultimo covone(nell'ambito di uno stesso gruppo di lavoratori) ha la vecchia(se uomo), ha il vecchio(se donna). E se queste persone non sono già sposate si dice che sposeranno entro il prossimo anno una persona più grande di età. Nei pressi di Lione tanto l'ultimo covone, tanto il pranzo dopo la mietitura vengono chiamati "il gatto". A Briancon, nel Delfinato, al principio della mietitura prendono un gatto, lo adornano di nastri, fiori e spighe e lo chiamano "le chat de peau de balle". Se un mietitore si ferisce mentre lavora gli fan leccare la ferita dal gatto. Alla fine della mietitura ornano di nuovo il gatto di nastri e spighe e quindi ballano e fanno festa. Finita la festa le ragazze spogliano solennemente il gatto dei suoi ornamenti. Nella Slesia, a Gruneberg il mietitore che taglia l'ultimo covone si chiama "il gatto mammone" e lo avvolgono di gambi di segale e di giunchi verdi e gli attaccano una lunga coda intrecciata. Qualche volta ha per compagno un uomo similmente adornato che viene chiamato "la gatta": questi due personaggi rincorrono tutti quelli che vedono e gli battono addosso una canna. Come se potessero trasmettere una certa qualità, una dote probabilmente non gradita, alle persone raggiunte(James Frazer, Il ramo d'oro, pp.716ss.). Grosso modo il gioco dei ragazzi che si rincorrono per toccare e dare "la muffa", oppure il gioco della palla avvelenata che si tira e che colpisce l'avversario, che a sua volta la deve tirare ad altri, è simile a questa pantomima dei gatti che colpiscono con la canna. Questa canna potrebbe essere stata in tempi molto più antichi una parodia ironica dell'amiculum Iunonis dei Lupercalia dell'antica Roma: che però era una frusta, fatta con striscie di pelle di capra, agitata dai Luperci e che magicamente dava fertilità alla terra e alle donne non ancora madri per percussione o flagellamento.
Probabilmente poichè il mietitore che taglia l'ultimo covone viene considerato più lento, egli decresce da un punto di vista sessuale animale e aumenta considerevolmente da un punto di vista della generazione vegetale: infatti una volta si credeva che le canne crescessero spontaneamente senza essere piantate, ne lavorate. Il fatto che il suo partner sia una gatta-uomo ci dice quale fosse la canzonatura per chi fosse arrivato ultimo. A volte il partner sessuale "pronosticato" è vecchio o vecchia, quindi c'è diminuzione dal punto di vista della prolificità, alle volte è un essere dello stesso sesso.


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