COME NASCE LO ZOMBI NEL SUD DEL MONDO E NEL CULTO VODU DI HAITI




Elementi della vita cultuale nel Vodu


La commistione con la liturgia cattolica


Nel ritualismo haitiano, più ancora che nella mitologia, c'è forte commistione con la liturgia cattolica, commistione oggetto delle critiche della Chiesa Cattolica. Le cerimonie dedicate ai loa sono precedute da un'azione di grazia, action de grace, durante la quale, l'officiante, dinanzi all'altare coperto di candele e dinanzi alle immagini dei santi, recita il pater, il confiteor, l'avemaria, seguiti dagli inni alla Vergine e ai santi. La cosiddetta prière Guinin, che apre le cerimonie, è una litania di nomi di santi, seguita dalla lista dei nomi dei loa.
Altri tipici elementi attinti alla liturgia cattolica sono:
a)l'uso dell'acqua santa che viene aspersa sui fedeli per mezzo di un ramoscello;
b)la coincidenza delle feste dei vari loa con le ricorrenze dei santi cattolici;
c)le processioni e i pellegrinaggi;
d)il battesimo impartito ai fedeli, ai vari oggetti del culto, alle immagini e ai simboli dei loa con aspersione di acqua consacrata e assistenza di commères e compères;
e)il frequente uso del sacramento dell'eucarestia a fini voduistici(per esempio Damballah-wedo è considerato un loa cattolico, e se desidera comunicarsi, un suo fedele lo fa' al posto suo, tenendo in tasca una pietra, che rappresenta il loa;
f)pratiche di penitenza spesso in forme medioevali(uso di abiti con frammenti di stoffa di vari colori, in corrispondenza dei colori dei loa).


Influenza del militarismo



Ha influito sulle forme rituali del voduismo anche la considerazione delle divise militari, della marina, dell'esercito e la gerarchia loro connessa (infatti numerosi loa vestono abiti militari), le armi relative(sciabole, pistole, uso dei fucili, spari), il cerimoniale militare (esposizione di bandiere, esibizione di giochi con spade).


Il saluto rituale


Da mettere in evidenza il saluto rituale o comportamenti mimici degli officianti nei confronti di altri officianti o dei loa o degli oggetti sacri. Si tratta in questi casi, di residui dell'etichetta sacrale con la quale in Africa sono regolati i rapporti fra superiori e inferiori. Tali saluti sono complessi e comprendono circumambulazione, piroette, inchini, innalzamento delle mani, secondo forme peculiari ad ogni rito e in rapporto al grado e alla dignità delle persone che se li scambiano o dei loa cui sono diretti.


Elementi quasi costanti della vita cultuale secondo le indicazioni e le classificazioni di A. Metraux:


1)Le bandiere

Ogni santuario possiede una o più bandiere, caratterizzate da ricchi ricami e frange a colori, con immagini di loa o di santi e con simboli militari. Le bandiere sono portate fuori dal santuario quando inizia una cerimonia e quando avviene una possessione importante. Le bandiere vengono impiegate quando si manifesta il saluto al pilastro centrale, ovvero l'asse cosmico, del perystile, i fedeli in posizione semicircolare. Il saluto delle bandiere viene tributato anche agli oggetti rituali, ai preti e ai personaggi importanti presenti all'assemblea.

2)Le litanie

Ogni singolo loa viene invocato con delle litanie catalogate con nomi, soprannomi, titoli di santi e anche frasi in lingua creola.

3)Le libazioni

La libazione, consistente in versamento triplice d'acqua all'asse cosmico e verso i quattro punti cardinali, viene eseguita in molti rituali. Seguono, alla libazione, un triplice baciamento dell'asse cosmico e una circumambulazione dei tamburi, a loro volta venerati con una libazione d'acqua.

4)I vevé

Le statue e le immagini dei santi-loa non rivestono molta importanza, in quanto le vere immagini in cui i loa manifestano la loro presenza sono i disegni detti vevé, tracciati secondo schemi tradizionali. L'officiante traccia questi disegni geometrici a mezzo di farina di grano o di mais, di polvere di mattoni, di fondi di caffè, servendosi del pollice e dell'indice. I vevé sono disposti intorno all'asse cosmico del perystile, la loro preparazione è accompagnata da canti e la loro consacrazione è compiuta mediante il collocamento, sopra di essi, di piccole pile di mais o con lo spruzzamento di bevandi dolci o liquorose sull'intera figura. L'officiante agita poi il suo sonaglio sopra le figure, mormorando formule rituali. I vevé hanno carattere mandalico e magico, in quanto, per un lato, costituiscono uno spazio sacro nel quale si realizza la presenza divina, e, per un altro lato, costringono il loa a discendere e ad inserirsi nel mondo umano.

5)Le offerte e i sacrifici di animali

Con le offerte e i sacrifici (mangers-loa) il fedele provvede ad alimentare i suoi dei e a trasmettere loro la forza. Vengono sacrificati generalmente polli, ma anche capre, bovini e, nel caso dei loa petro, maiali. La scelta dell'animale è affidata alle cognizioni rituali dell'officiante. La vittima è preliminarmente sottoposta a un bagno. I tori e le capre sono "vestiti" con un manto di seta o di velluto, di colore corrispondente al loa cui vengono sacrificati. Candele sono fissate alle estremità delle corne. L'animale è quindi consacrato e lo si chiama croix-signé, è marcato sul dorso con tracce di mais o con liquido di vario tipo, sparsi sempre in croce. Successivamente si accerta in forma divinatoria che l'animale gradisce la sua morte: allora, gli si pongono dinanzi alcuni cibi consacrati e, se esso li consuma, se ne ricava un responso positivo sul suo gradimento ad essere sacrificato. L'animale, in caso di accettazione magica del sacrificio, diviene proprietà del loa cui è offerto e, solitamente, si manifesta in uno dei presenti, attestando il suo gradimento. I fedeli presenti ora cominciano a considerare l'animale carico di numinosità, propria del loa, e si sforzano con vari espedienti di appropiarsene in parte: girano attorno alla vittima, si inginocchiano a turno, lo trattengono per le corna, strofinano la propria fronte su quella della vittima, per tre volte, e infine baciano il suolo.
In un rito descritto da W.H. Seabrook (The magic Island, p.54), la relazione fra fedele e vittima si realizza secondo una sintomatologia di tipo ipnotico. Il caprone sacrificale e la ragazza seggono dinanzi all'altare, pronti a morire, l'una simbolicamente, l'altro con un colpo di coltello alla gola. L'officiante ripete "Damballah vi chiama", con la faccia rivolta all'altare e con le mani sulla testa delle due vittime. La ragazza si pone, accoccolata, frontalmente all'animale, guardandolo fissamente negli occhi e realizzando "per forza ipnotica la sua profonda penetrazione nel capro". L'officiante pronunzia incantesimi, le mani sempre sulle teste delle vittime, una sacerdotessa pone, tra le facce dei due, delle erbe, e la ragazza le mangia come fosse capra. Infine si procede all'immolazione dell'animale e la ragazza entra in crisi di possessione. Il contatto con l'animale sacrificale può avvenire ponendosi pure a cavalcioni di esso. Nel caso fossero sacrificati volatili, l'officiante può praticare il cosiddetto "passer poule", che consiste nel trattenere la vittima per le zampe e nel fare camminare tali zampe su parti del corpo del fedele inginocchiato o inchinato. La vittima è poi presentata ai poteri dei quattro punti cardinali (facades), mediante sollevamento delle corna e per i piedi (se si tratta di ovino) e mediante spinta impressa al corpo verso ciascuno dei quattro punti cardinali. Non mi dilungo sui sistemi per uccidere le vittime, perché non mi sembrano avere importanti addentellati culturali. Importante è invece il particolare che gli ovini, prima di essere uccisi col taglio della gola, sono mutilati della barba e dei testicoli; queste parti vengono posti sull'altare o sul vevé del dio, dopo che l'officiante e l'hunsi hanno succhiato i testicoli. Il sangue è raccolto in un recipiente dove stanno già sale, ceneri, sciroppo o rum e si evita che si coaguli, e per questo gli officianti ne bevono. Con esso si prepara il cosiddetto migan con aggiunta di spezie, e ne viene data una cucchiaiata per ciascuno ai partecipanti al rito. Il corpo della vittima è squartato cerimonialmente e dopo altre cerimonie è cotto. Le parti destinate ai loa sono seppellite o gettate verso i quattro punti cardinali. Le ossa sono seppellite o sistemate nei rami dei cosidetti arbres-reposoirs.

6)Particolarità delle offerte alimentari

Ci sono le offerte incruenti di piatti preparati secondo il gusto specifico dei vari loa e con l'osservanza di norme di cucina cerimoniale. Per esempio, tutti i cibi, preparati per Legba, devono essere sempre abbrustoliti sul fuoco (boucanés); il pollo a lui offerto e cotto deve essere diviso in quattro parti. I cibi preparati per i loa bianchi (Damballah, Ezili, Agwé ecc.) devono essere preparati preferibilmente con alimenti di colore bianco (riso cotto al latte, uova fritte, banane e zucchero ecc.). Ai cibi corrispondono bevande proprie di ogni loa.

7)I tamburi

Battere il tamburo equivale a celebrare il rito vodu. I suonatori di tamburo (tambouriers) sono espertissimi nello stabilire i ritmi proprio di ogni culto e possono essere considerati degli addetti al culto. Ogni rituale ha propri tamburi e propri ritmi di musica. I tamburi dei loa rada sono costruiti secondo lo stile dahomeano e non sono mai suonati isolatamente, ma sempre a gruppi di tre (adjunto o mamman il più grande, ségond il medio, bula il più piccolo). Nei rituali petro i tamburi sono usati a coppie (mamman o gros baka, e pititt o ti-baka). Nella danza djuba, celebrata in onore del dio contadino Zaka, si usa il tamburo djuba o tamburo martinichiano. Il tamburo è una forma visibile della divinità e possiede una propria essenza spirituale (namn), detta huntò. I fedeli sono tenuti, perciò, a precise osservanze cultuali e sono tenuti all'alimentazione delle forze divine del tamburo (c'è la cerimonia del mettere il tamburo a letto, o quella del dar da mangiare al tamburo), facendo offerte simboliche, libazioni e sacrifici di polli. Anche la preparazione del tamburo, ossia l'inserzione in esso dell'energia vitale, richiede precauzioni rituali. Ogni tamburo, costruito ritualmente, è battezzato e gli viene attribuito un nome secondo l'uso cattolico. Un tamburo particolarmente sacro era l'assoto, una volta molto diffuso e i cui esemplari furono in gran parte distrutti nelle persecuzioni. Era un tamburo gigante di circa m. 1,80 di altezza, che veniva suonato in occasioni speciali.

8) I canti

Parte essenziale dei culti sono i canti, spesso accompagnati da melodie di origine europea, contenenti una serie di invocazioni al loa o ai loa officiati, ma anche la descrizione delle azioni rituali degli officianti e una esaltazione del ruolo mitico dei vari loa. Molte volte il significato dei canti è oscuro, per la particolare usura della lingua o perché non si comprende se le invocazioni siano rivolte ai loa, oppure siano la parola dei loa rivolta ai fedeli.

9)La danza

La danza è la forma stessa in cui si esprime la religiosità voduistica. Il vodu, dice A. Metraux, è una "religione danzata": sia da un punto di vista estetico, sia sotto il profilo dei contenuti più strettamente religiosi. Il danzare collettivo determina un immediato rapporto col sacro e l'uomo si carica di un potere soprannaturale che agisce sul mondo divino. Nella danza si realizzano le condizioni ideali per la discesa degli dei e per le crisi estatiche d'invasamento. Ogni nazione di loa o gruppo di loa ha le sue danze, come i suoi propri ritmi, i suoi propri strumenti musicali. Giù i video di danze tipiche haitiane connesse al vodu.


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Bibliografia: Alfonso di Nola, Enciclopedia delle Religioni, Vallecchi.
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