Una interpretazione della fiaba de "Il flauto magico" di W.A. Mozart(2)


Wolfgang Amedeus Mozart

Le due letture per comprendere la fiaba.
La prima lettura è la vicenda di Tamino, vicenda correlata ai valori massonici.
La seconda lettura è la vicenda di Papageno, vicenda in cui molti scorgono il vero grande Mozart.

Il 'tabù nuziale' come variabile-fulcro della fiaba

L' anteprima del libretto chiarisce molte cose. Ma rimane il problema dei doni, risultati vincenti e perno del racconto, ricevuti da Tamino e da Papageno. E vada bene per il flauto d'oro. Questo dono deriva alla Regina della notte e quindi alle 'tre dame' dal periodo in cui regnava insieme al Re solare. Resta il problema dell'origine del carillon. Un carillon, anch'esso magico, donato a Papageno dalle tre dame, un dono fatto personalmente dalle tre dame. Quando esse fanno questo regalo non menzionano che proviene dalla Regina della notte. A questo punto rimane l'interrogativo:perchè le ‘tre dame’ che salvano Tamino dal drago, che fanno dei doni straordinari, di cui uno, il carillon, di loro pertinenza, escono di scena come Astrifiammante, di cui condividono la sorte? La risposta non la trovo. Molto probabilmente il racconto intende le' tre dame' come facenti parti del 'vecchio', cui si contrappone il 'nuovo'. E il 'nuovo' sono le idee, i valori massonici.
Fra le letture che si possono fare del racconto, da prediligere, per valorizzarne i contenuti, quella delle vicende di due dei protagonisti. La prima lettura interessa la vicenda di Tamino. La vicenda di Tamino è correlata ai valori massonici. La seconda lettura interessa la vicenda di Papageno, vicenda in cui molti scorgono il vero grande Mozart.
Il primo, Tamino, è un eletto, un principe. Egli scampa all'attacco del drago o comunque scampa a morte certa non per sua bravura, ma perchè così ha voluto il destino, il fato(le tre damine).E ciò lo pone in un piano superiore rispetto agli altri mortali. Solo gli eroi, i fondatori di città, i fondatori di nuove religioni possono vantare simili antecedenti. Solo che questo episodio 'rilevante' di solito viene posto nell'infanzia di questi personaggi. Ma a teatro era difficile fare una cosa del genere. Giustamente questo episodio è stato posto all'inizio dell'0pera. Papageno è un poveraccio, un povero diavolo, senza natali(non conosce i suoi genitori)come ce ne sono tanti, della cui sorte, della cui nascita nessuno si è mai accorto(per questo non occorre che sia salvato dal drago). Le ‘tre dame’ sono le tre Moire, le’filatrici’ del destino, del fato. Nella tradizione popolare sono le ‘fate della nascita’. Tutti hanno le ‘fate della nascita’, anche i più poveri. Ma a Tamino, l’eletto, donano un flauto d’oro, mentre a Papageno solo un carillon.
Il rapporto tra Astrifiammante, Pamina e Sarastro è una sorta di variante del mito di Kore e Demetra e Ades rapitore( Zeus catactonio). Ma la divinità 'invisibile' o 'incappucciata' del pantheon greco non si può portare in scena. Nemmeno gli antichi osarono tanto. Gli stessi sacerdoti, quando officiavano un suo rituale, si voltavano la faccia. Non era di sicuro nelle corde della massoneria rappresentarlo. Anche lui si muoveva su di un carro(trainato da 4 cavalli). Ed ecco allora l'idea di un personaggio solare vicino al mondo egizio. E in egitto il dio Ra è un dio solare, ma anche il dio che regna nel mondo dei morti. Fra l'altro, nell'antico Egitto, ci furono periodi in cui il faraone era considerato il figlio del dio solare ed era il primo sacerdote, come Sarastro. Il mistero che avvolgeva le tre figure della mitologia greco-mediterranea avvolge pure i protagonisti dell'opera di Mozart.
Pamina si trova nel castello di Sarastro per un disegno superiore che sfugge a ogni logica. Certo la figura di Demetra è tutt'altra cosa rispetto ad Astrifiammante. Nella dea greca c'è dolore, ma non frenesia isterica(atteggiamento gorgonico di Astrifiammante). Demetra reagisce pesantemente (il poeta dell'inno omerico a Demetra dice:'alcuna pianta sarebbe più cresciuta nelle zolle in modo che venissero sterminati gli uomini dalla veloce parola e infine nessun sacrificio sarebbe più stato offerto agli dei.'), ma alla fine essa è la dea che dona agli uomini nuove techiche agricole, rispetto a un tempo mitico in cui o non esistevano o, se esistevano, non erano più in grado di soddisfare i bisogni della popolazione inquadrata in un determinato territorio. Astrifiammante invece rappresenta un certo tipo di donna delle classi aristocratiche del tempo di Mozart, di forte personalità, ma con scarsi interessi o interessi molto superficiali al di fuori della famiglia, che riversa il suo amore, che poi è amore di sè e non amore dell'altro, nell'unica figlia.
Nelle culture antiche e nelle culture di interesse etnologico le ragazze vengono ‘come sequestrate’, ‘recluse’(nelle fiabe il motivo della ‘reclusione della fanciulla’ è molto ricorrente) o prima o subito dopo la prima mestruazione per un certo periodo. Il primo sangue mestruale è ritenuto molto pericoloso perchè ritenuto opera degli spiriti e quindi è coperto da tabù.
Pamina è sicuramente all’altro mondo, nell’oltretomba, anche se in una oltretomba superiore, vicino al cielo e al sole, appunto il castello di Sarastro. Nell'antico Egitto, nelle primissime dinastie, si credeva che le anime dei morti risiedessero in cielo. Una delle prove iniziatiche che deve superare Tamino per appartenere alla schiera degli eletti e per sposare Pamina è quella di mantenere il silenzio, qualunque cosa accada. E’ una prova tipica dell'iniziato/a e quindi per correlazione dei 'promessi sposi'. Più frequente nei racconti è il tabù del non mangiare e bere, praticamente il digiuno rituale. E Tamino rimane in silenzio, non rispondendo nè alle ‘tre dame’, nè a Pamina, alla quale aveva promesso il suo cuore. Per l'esattezza a Tamino e a Papageno viene chiesto espressamente dai sacerdoti di Sarastro, come prova, direi principale, di non parlare con le donne, perchè parlare con esse svia dal raggiungimento della meta. Ovviamente questa caratteristica del tabù(estensione del tabù del parlare a tutte le donne) proviene probabilmente dalla cultura degli autori dell'opera, ovvero il librettista e lo stesso Mozart.
Tamino ha qualcosa in comune con il fidanzato nelle culture tradizionali. Fiabe, storie simili circolavano in numerose tribù indiane del Nord-America.
Cioè osserva il tabù di non avere rapporti di alcun genere con la 'promessa'. Nei racconti del Nord-America 'non può vederla, non può toccarla, deve pazientare'. Nelle culture tradizionali spesso il fidanzato è un morto per la 'promessa' e tale a volte rimane fino a qualche tempo dopo il matrimonio. Le 'notti di Tobia', come la 'spada di castità' che talora gli sposi, nella fiaba e negli usi antichi, mettevano nel letto nuziale la prima o le prime notti dopo le nozze, sono una variante di questo uso. Spesso nelle fiabe lo sposo o quello che diventerà lo sposo dell'eroina, ha una fatagione e la sposa o la fanciulla che ne diventerà sposa, lo deve recuperare per mezzo di prove.Ne 'La vecchia del bosco' dei F.lli Grimm, una fanciulla va a prendere l'anello magico nella casa di una vecchia in mezzo al bosco e, avvertita dal colombo parlante, non risponde alle domande che quella le rivolge. Poi sposa un giovane principe che la vecchia aveva trasformato in albero. Risparmio di dire o meglio non mi dilungo sul fatto che questi usi nascono quando si sfaldarono le società tribali che praticavano le iniziazione maschili e/o femminili. Però è utile ricordare che in queste occasioni, solitamente, gli iniziati/e ricevevano delle menomazioni fisiche. Quelle che erano menomazioni reali, nelle fiabe diventano opera dei maghi, delle streghe, degli orchi.
Nell'opera di Mozart, Tamino e Pamina come iniziandi portano il cappuccio. E' il segno che sono nel mondo dei morti. La 'promessa' in quanto sta sul limite di una soglia(quello delle nozze), raccoglie, attrae le strutture tipiche che circondano culturalmente la ragazza al primo mestruo, o la inizianda. Nelle fiabe succede che la principessa incorra in una fatagione, scompare dalla casa paterna e si ritrova in un posto sconosciuto (l'oltretomba), dove viene tenuta prigioniera da un essere straordinario. Il re, suo padre, emette un bando. Otterrà la mano della principessa e la successione al regno chi riuscirà a liberarla(la successione matrilineare al potere era un uso molto praticato nelle antiche società. Succedeva al comando colui che era considerato capace di difendere il territorio: la sua consacrazione avveniva per mezzo del matrimonio con la figlia o la moglie del 're' scomparso-V.J. Propp, Edipo alla luce del folklore). E ciò che fa la 'Regina della notte' quando da incarico a Tamino di riportartargli la figlia.
Nella realtà etnologica e nelle antiche tradizioni il fidanzato-promesso deve seguire un rituale, deve astenersi da determinati cibi, non deve avere alcun tipo di contatto con la promessa. Non eseguire questo rituale non porta bene alla futura coppia. O per meglio dire, se la coppia sarà sterile, la colpa si imputerà al fatto che il rituale di nozze non sia stato eseguito come si doveva.
Se la vicenda di Tamino deve essere collegata a un mito, questo mito non può essere che quello di Orfeo. Mito molto conosciuto nel mondo della musica classica del tempo. Nel 1762 Gluck musicò l'opera 'Orfeo ed Euridice'; l'opera veniva rappresentata frequentemente al tempo di Mozart. Praticamente la struttura del mito di Orfeo è incentrato sul tabù nuziale di non avere rapporti con la sposa. Nel caso specifico di non voltarsi indietro a guardarla. Ecco i personaggi paralleli: la coppia Ades-Persefone(in Gluck ci sono gli spiriti, le furie rappresentate dal coro)è Sarastro, Aristeo(c'è nel mito, ma non nell'opera di Gluck)è Monostatos, Euridice è Pamina, Orfeo-lira è Tamino-flauto. Mancano la 'Regina della notte', 'le tre dame, Papageno, Papagena e il carillon. Ma Orfeo stesso è una minaccia agli dei olimpici, agli dei uranici; non per nulla gli furono attribuiti i misteri di Samotracia e gli Orfici lo rivendicarono come il loro fondatore. C'è da dire che su 40 versioni raccolte del mito di Orfeo, comprese le storie anologhe del Nord-America, in tre soltanto il ritorno si compie felicemente; segno che la sorte di Orfeo era già segnata(Stith Thompson, La fiaba nella tradizione popolare, Il Saggiatore, 1967, pag.484). Questo, naturalmente, per chi crede, come colui che scrive, che il mito greco non sia che una variante del racconto popolare. Comunque l'Orfeo greco non supera la prova perchè è un'isolato, non ha un iniziatore o un aiutante. Prima di scendere nell'Averno non ha chiesto aiuto agli dei come fa Perseo. Si fida solo delle sue capacità di cantare e di suonare la lira. Tamino non solo resta muto, ma osserva pure il digiuno ed è coperto dal cappuccio degli iniziati, come Perseo. Per Tamino e per Pamina tutti pregano, su invito di Sarastro, affinchè le forze celesti li preservino dalle forze infere. Mentre Orfeo non ha alcun cappuccio e nessuno prega per lui. Orfeo è solo ed è un temerario.

Sopra lo scenario di Karl Friedrich Schinkel per un allestimento del Flauto magico, 1815


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