Fiabe e racconti popolari ripensati e riscritti: Lo serpe(Pentamerone II, 5)

a cura di Salvatore La Grassa


TAG con argomento i racconti popolari e gli usi agricoli:
La ricerca del marito perduto, Un mostro(animale)come sposo, Gli animali avvertono(parlano) gli uomini, Animale pretendente sposo, Distruzione anzitempo di pelle animale di personaggio incantato, Disincantamento attraverso la rimozione di sette o nove spoglie o pelli, Liberare dall'incantesimo ammettendo l'animale nel letto di una donna, Sangue umano magico, Sangue magico curativo, Carro d'oro tirato da quattro elefanti d'oro, Compiti assegnati ai pretendenti, Compiti assegnati all'eroina in cerca del marito, Mutamenti di frutti in oro in vestiti di lusso in oggetti preziosi, Ferimento e intrappolamento a causa di vetri a punta, Matrimonio col principe come ricompensa alla ragazza che sia in grado di curarlo, Donna senza figli adotta un serpente(che si trasforma in uomo), donna senza figli non rispetta consigli di una vecchietta e partorisce una strana coppia: un drago e un bambino, Chi rivela segreti viene escluso e diventa simile a un cannibale quindi da eliminare, sposa non rispetta tabù imposto dal marito semi-uomo, sposa ritenuta fredifrega perché balla con uomo sconosciuto sotto cui si nasconde il marito semi-animale, un principe desidera come sposa una ragazza che gli rassomiglia moltissimo, matrigna costringe l'eroina a superare prove molto pericolose, sposa che perde il marito-animale si traveste e va alla sua ricerca, l'eroina di notte in un bosco sale sui rami di un albero e viene a conoscenza del rimedio per gravi ferite, orchi cannibali rivelano il segreto del loro grasso curativo, uccelletti che cantano rivelano il segreto del loro sangue o grasso curativo, streghe a convegno notturno nel bosco rivelano un rimedio per le ferite di un principe, Cannibali orchi uccisi da eroina, Mondo alla rovescia: coppia di orchi predicatori, il re fava desiderato come sposo dalla sorella più piccola, re-fava come leguminosa nel sovescio, re-porco come letame da portare alla sposa-terra, re-drago come simbolo dell'abbandono della terra poco fertile, leguminosa come pianta che dona calore alla terra, sposo nel forno destinato a principessa, cicli agricoli di sette e nove anni, una storia inventata su Spartaco e sua moglie seguace del dio Dioniso, una energica lavandaia sposa del re-drago, perché taluni racconti popolari incoraggiano l'omertà e puniscono coloro che parlano cantano, delatores antica Roma incassavano un quarto delle proprietà del condannato, correlazione tra mostruosità - potere magico di parti del corpo mostruoso e la successiva equiparazione ai mostri di colui che rivela il segreto, Il cunto de li cunti di G. Basile, il Pentamerone di G. Basile, Giuseppe Pitré, F.lli Grimm, Benedetto Croce, Agatuzza Messia, Fiabe italiane trascritte da Italo Calvino, Giuseppe Bernoni, Isaia Visentini, Christian Schneller, Bruno Berni.
TAG con argomento etnologico e di Storia delle religioni:
iniziazione sciamanica, corpo-spirito dell'iniziando sciamano ridotto a scheletro e poi ricondotto di nuovo a corpo con nuova carne e sangue ad opera dei demoni, la sciamana con sposo terreno e sposo bellissimo dell'altro mondo, la sciamana giapponese miko offerta in sacrificio ad un dio che aveva epifania di serpente o drago, sacrifici umani presso i Norreni nelle feste novennali in onore del dio Frey a Uppsala in Svezia, il segreto nei riti misterici nella cultura greco-romana, Zeus Milichio sotto forma di serpente, Zeus-Giove si unisce sotto forma di serpente con Persefone-Proserpina, le pentole di Zeus, il sangue di un mostro come la Gorgone, Ascepio fulminato da Zeus per la magia nera attuata da egli stesso grazie al sangue della Gorgone, Bona dea e il serpente Fauno, il linguaggio degli animali o degli uccelli, Melampo, feste antica Atene: Antesterie Pianopsie, feste antica Roma: Lemurie Feralie, le fave nere ai morti, i serpenti saettoni nei templi dell'antica Roma e del Lazio antico, ammonimento di Gesù Cristo agli apostoli: "io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe", la statua di San Domenico invasa dalle serpi catturate a marzo a Cocullo(Abruzzo), Le radici dei racconti di fate di Vladimir Propp, Mircea Eliade, Alfonso Di Nola, Nicolò Machiavelli


Considerazioni sulla versione ritracciata da Salvatore La Grassa


Il segreto da mantenere probabilmente in realtà riguardava il ruolo del serpente-leguminosa nella cerealicultura, ma nel racconto popolare il segreto da mantenere riguarda un probabile sacrificio che lo accompagnava

La mia ricostruzione del cunto è una dichiarata ammissione che il cunto del Basile, probabilmente, sia stato una rielaborazione che abbia in qualche modo ristrutturato un relitto culturale proveniente da culture più antiche. Rielaborazione del racconto che affondava le sue radici nella cultura religioso-contadina degli antichi popoli della penisola italica. Presso le culture greco-romane l'oro nelle statue, o un rivestimento aureo o comunque l'uso della policromia era prassi abituale. Consoli e imperatori, soprattutto nei trionfi addobbavano la processione con statue policrome che dovevano colpire l'immaginario collettivo. Invece nel Rinascimento nello stile neo-classico la policromia delle statue venne abbandonata. All'epoca del Basile si aggiunge al neo-classico il gusto del mostruoso. Ma nel cunto del Basile carro ed elefanti che tirano il carro su cui sta il serpente sono d'oro. Quindi la connotazione dell'oro sembra negativa. Ma presupponendo una origine antica del cunto la connotazione dell'oro con la terra da semina (starza) può essere considerata positiva. Il racconto rivisitato fa riferimento alle credenze che correlavano alcune leguminose (in specie fava e lupino) al mondo infero. Zeus-Giove, secondo il racconto di Ovidio, si univa a Persefone-Proserpina sotto forma di serpente. Ma tale unione doveva far parte dei "sacra" e non era lecito parlarne.
Anche prima di Ovidio in una fonte orfica e presso i Cretesi si raccontava che Dioniso-Zagreo fosse nato da una unione di Persefone con Zeus in forma di serpente e che il nascituro aveva gli appellativi di Cretogeno e Ctonio(Scoli a Pindaro, Pitica III, 177, - Plutarco, Simposio VII, 5 - Diodoro Siculo III, 62 e 74 - Frammento orfico, 59). Un racconto posteriore del V secolo d.C. riporta altra unione di Zeus in forma di serpente con Persefone. Nonno di Panopoli, scrittore greco del V sec., nel suo poema Dionisiaca(VI), narra che Demetra, per sottrarre la figlia alla seduzione di Zeus, la nascose in una grotta in Sicilia, custodita da due serpenti. Ma Zeus, assumendo egli stesso le sembianze di un serpente, si unì con Persefone generando Dioniso che, quando nacque, aveva sul capo due piccole corna e per questo era chiamato anche Bicornigero.
Il rimedio per la terra non più fertile era la leguminosa a volte assassina. Probabilmente nel sovescio delle leguminose, pratica di per sè da mondo alla rovescia (sacrificio di un bene quasi certo, per ottenere una fertilità della terra da venire e quindi incerta), la mentalità contadina proiettò un processo che portava magicamente dalla malattia alla salute, dalla morte alla vita. In culture più antiche o meglio in culture poco sviluppate da un punto di vista spirituale e fortemente legate alla magia, probabilmente il passaggio da un ciclo (ciclo ancorato ai mezzi di produzione) all'altro comportava anche dei sacrifici umani. Non si hanno casi probanti di questi sacrifici nella cultura greco-romana, se non il sacrificio mitico di Dioniso bambino da parte dei mitici Titani. Due fra le tre principali feste di Dioniso erano celebrate in inverno; le Lenee cadevano a cavallo tra gennaio e febbraio, le Antesterie cadevano a cavallo tra febbraio e marzo. Da ricordare che proprio verso febbraio i contadini probabilmente già allora facevano il sovescio di qualche leguminosa nei campi cerealicoli. Purtroppo non si conosce quando esattamente questo uso si diffuse. E' proprio il sovescio che unisce, sui campi cerealicoli, la morte e la vita in maniera inestricabile: morte e vita, inferi e piante che tendono e crescono verso il cielo-sole, sono caratteri riuniti proprio nella figura di Dioniso. Sono documentati presso gli antichi romani altri tipi di sacrifici umani: in Plinio(Historia naturalis), come anche in Tito Livio e Plutarco si riportano episodi di sacrifici umani rituali; Tito Livio descrive il sacrificio di due coppie (una di Celti e una di Greci) che furono sepolte vive allo scopo di ingraziarsi gli dei in seguito alla sconfitta di Canne e pertanto con un chiaro intento propiziatorio.
Può essere accaduto che in culture antichissime o preistoriche del Mediterraneo certe pratiche agricole siano state affiancate da dei sacrifici cruenti, anche umani? E' possibile, come è possibile che delle antiche conoscenze agrarie siano state dimenticate in seguito a cataclismi che hanno colpito gran parte della popolazione.
I sacrifici umani sono senz'altro presenti nelle culture celtiche e germaniche del nord dell'Europa, perfino nelle grandi ricorrenze festive. Da Adamo di Brema(XI sec.d.C.) conosciamo il rituale offertorio di Uppsala( festa di Froblod o sacrificio di Frey), ricorrente per nove giorni ogni nove anni. Durante il rito uomini, cani, cavalli erano appesi agli alberi e ai pali del bosco sacro. In ognuno dei nove giorni della festa erano offerti al dio Frey nove vittime viventi. La festa probabilmente era connessa alla celebrazione dell'equinozio di primavera e molto probabilmente era un rito di rinnovamento e di passaggio dal vecchio al nuovo periodo novennale( da art. Religione dei Germani in Enciclopedia delle religioni a cura di A. Di Nola). Il sacrificio umano, il sangue versato delle vittime, rafforzava la pratica magica.
Nel cunto del Basile risulta miracoloso il sangue degli uccelli che hanno svelato e commentato la storia del principe-serpente; come se l'averne parlato fosse stato sufficiente a rendere il loro sangue miracoloso? Pare proprio di sì, infatti la volpe ricorda a Grannonia, che per salvare il principe deve aggiungere pure il suo sangue, perché ha svelato qualcosa che doveva rimanere segreto. Se è così, probabilmente, il racconto popolare ha conservato la parte sacrificale che accompagnava la pratica agraria del sovescio? Oppure ha travisato il sovescio stesso, rendendolo opera di una maga cattiva, oppure opera delle sorelle invidiose? In quest'ultimo caso il sovescio sarebbe stato considerato nella ricostruzione visionaria del racconto un sistema cruento rispetto alla coltivazione con semina e raccolta nel tempo debito dei legumi?
Nell'antica Grecia comunque ci furono condanne, come la confisca dei beni e l'esilio, per lo svelamento dei "Misteri di Eleusi". I casi più eclatanti riguardano Alcibiade, militare e politico ateniese, ed Eschilo, famoso drammaturgo ateniese.
Molto probabilmente la ragione di tale segretezza sta anche nella natura delle leguminose. La fava era correlata al ciclo della vita umana, l'uomo che si nutre di fave è destinato alla morte, anche se la fava può dare, per il tramite della donna, lo pneuma ai nascituri. La fava, come il frutto del melograno, erano proibiti agli iniziati ai Misteri di Eleusi, ma probabilmente il kikeon che nel mito prende Demetra dalle mani di Metanira era a base di fave o lupini( in greco il lupino viene chiamato thermos, cioè che da calore), era un macco o puré di fave con menta e in seguito dell'orzo grossolanasmente macinato con aggiunta di acqua e menta. Mentre Persefone prendeva dei chicchi di melograna dallo stesso Hades. Ma perché nascondere, secretare il rapporto della leguminosa con le Due Dee? Probabilmente il segreto non consisteva solo in questioni riguardanti la cerealicoltura, ma probabilmente in questioni riguardanti il destino degli iniziati nell'oltretomba. Gli iniziati di Eleusi avevano probabilmente un futuro dopo la morte come api, forse come api re-regina. La vicenda del bambino Demofoonte nel mito di Demetra fa supporre che gli iniziati dovessero essere inumati dopo la morte e non cremati, proprio perché la possibilità di essere cremati come gli eroi era tramontata per la paura e la disperazione di Metanira quando vide il figlio Demofoonte, affidato alla nutrice Deo (ovvero Demetra travestita da vecchia esclusa dai parti), steso che lambiva il focolare. E "demetrioi", (gente di Demetra) si chiamavano spesso i morti ad Atene, molto probabilmente perchè inumati, non certo perchè cremati. Il premio concesso agli iniziati dopo la morte, cioè divenire asessuati o androgeni come api che si autoriproducono, fu svelato al tempo di Alcibiade quando qualcuno mutilò le erme di pietra, colonne a base quadrangolare, collocate ai crocevia delle strade e nelle piazze di Atene e raffiguranti il fallo e la testa del dio Hermes. Allora si credeva che le api si riproducessero per partenogenesi, quindi l'apparato sessuale maschile non era più utile per la procreazione. Ma gli iniziati ai Misteri di Eleusi dovevano avere cura di essere inumati e non cremati: l'opportunità di rimanere immortali con la cremazione era sfumata per l'antecedente occorso a Demofoonte, figura che rappresentava il prototipo degli iniziati. Per una strana coincidenza nel racconto del Basile l'affidamento al fuoco della spoglia serpentina del principe non conduce ad alcuna soluzione. Ma il problema dell'immortalità o del dopo vita non sembra toccare il cunto del Basile. Quindi ci si sofferma sul mistero delle leguminose.
I nomi delle leguminose, fave, piselli, lupini, fagioli, ceci da tempo immemorabile presso popolazioni che praticavano l'agricoltura hanno una correlazione al sesso maschile. I poveri, nelle città greche, avevano a portata di tasca i legumi secchi, per questo Aristofane nelle sue commedie, quando si riferisce a uno del popolo lo chiama mangia-legumi. Ma nel contempo i poveri metteveno al mondo più figli delle famiglie ricche così i legumi vennero considerati afrodisiaci ed infatti Eracle, grande mangione e anche amante instancabile, era ghiotto di puré di fave.
Fra l'altro anche l'orzo, krithe, che serviva nella Grecia classica per fare il pane che consumanavano i poveri, alludeva blandamente al sesso maschile(in Enciclopedia delle religioni Vallecchi, Misteri di Eleusi, a cura di Alfonso Di Nola).
Probabilmente collegare direttamente Demetra alle leguminose era tabù. Lo stesso Esiodo ne "Le opere e i giorni" non fa menzione dell'uso del letame(altro elemente ingrassante della terra), ma consiglia di seminare il maggese(versi 462-465) come fosse operazione quasi magica perchè allontana i mali e acquieta i bambini. Il poeta non dichiara esplicitamente di seminare leguminose, forse per reticenza rituale, rispetto verso le Due Dee, ma tutti i contadini non potevano comprendere diversamente.
Fa pensare ciò che Pausania(II, 37, 1) riferisce circa un bosco sacro a Lerna nell'Argolide, dove c'era una statua di Demetra Prosimna (che significa anche sgualdrina), insieme a una statua di Dioniso e ad un'altra, non grande, di Demetra seduta. La spiegazione degli studiosi è che sia Demetra, sia Dioniso avevano lo stesso appellativo di prosimno/a, perché delle loro statue partecipavano a delle processioni falloforiche di carattere agricolo-paesano (Salvatore Rizzo in Pausania, Viaggio in Grecia, II, 37, note 2 e 5), a Lerna, dove il culto delle due divinità era associato. Una di queste processioni falloforiche è descritta da Aristofane nella commedia Gli acarnesi, in essa è presente nella processione una pentola di Zeus col purè di legumi tenuta da una giovanissima canefora. I riferimenti sessuali in questa commedia sono numerosissimi; uno, spassosissimo, è riportato nelle considerazioni di un cunto del Basile, La pulce(I, 5).
Di seguito lo spunto spassoso che altro non è che un'esortazione che fa la madre alla figlia canefora:
Bella figliuola, porta con bel garbo
la cesta, e fa' la grinta di chi biascica
l'erba cunella. Oh fortunato l'uomo
che ti si piglierà, che avrà da te
donnole, brave non meno di te
a trar corregge, quando spunta l'alba!
Su', fatti avanti, e bada che nessuno
t'abbia a involare, fra la calca, l'oro.
(Aristofane, Gli Acarnesi, vv.253-258 traduzione di Ettore Romagnoli)
Ma a cosa si riferisce l'oro da custodire? Al purè di legumi, oppure? In qualche scolio è segnalato che le donne portavano addosso in queste processioni dei monili preziosi o d'oro. Può essere, ma resta il dubbio che quell'oro fosse proprio il purè di legumi. Dai legumi ai serpenti il passaggio è di tipo magico. Lo Pseudo Apollodoro riporta che il carro, donato da Demetra a Trittolemo per diffondere l'uso del grano, era trainato da serpenti alati. I serpenti o serpentelli stanno nella testa della Demetra di Phigalia, nella testa della Persefone etrusca, uno o due serpenti sono nutriti da Bona dea e dalla dea Hygeia in varie rappresentazioni iconografiche antiche, negli antichi templi di Bona Dea a Roma e di Iuno Sospe a Lunuvio si allevavano dei serpenti come i saettoni. Se questi serpenti fossero stati nutriti ritualmente con legumi, si può congetturare che, secondo un pensiero magico, avrebbero potuto assumere le qualità dei legumi. E ci sono delle ipotesi circa queste offerte di legumi ai serpenti per quanto riguarda il serpente ospite del tempio della Iuno Sospe di Lanuvio (vedi considerazioni al cunto La faccia di capra(I, 8).

Affresco nel Lararium della casa di Iulius Polybius a Pompei

L'affresco soprastante mette in evidenza la vicinanza dei serpenti ai Lari nelle tradizioni antiche dei Romani. Mai i Lari rappresentano anche gli antenati, i morti delle famiglie nobili. Proprio ai morti delle famiglie nelle festività dette Feralie e Lemurie venivano offerte delle fave nere con una cerimonia che aveva connotazioni misteriche di tipo magico e che si riprometteva di "hostiles linguas inimicaque vinximus ora"(Ovidio Fast. 2, 610) cioè incatenare le lingue ostili e le bocche nemiche, probabile riferimento alla non menzionabilità dei rapporti tra i morti e i vivi.


Il ruolo della volpe e quello degli gli uccelli che cantano

E la volpe in un contesto agricolo che compito ha? E' figura assolutamente negativa perché attacca i pollai e devasta i campi coltivati. Ma resta l'enigma del racconto. O meglio ne è il punto saliente. Con l'intervento della volpe il novellatore sposta lo sguardo dai contenuti del segreto, alla forma della sua necessità. Il segreto deve rimanere segreto anche se il suo contenuto è infimo, di pochissimo valore intrinseco. Il segreto non si può svelare ad alcuno, neanche a persona fidata, neanche a fin di bene. Rimane questa la struttura del segreto della confessione nella religione cattolica, anche se oggigiorno ci sono delle limitazioni in quanto deve rimanere segreto solo ciò che si è udito nell'atto della confessione. Invece i cristiani protestanti e anglicani hanno abolito la segretezza assoluta della confessione, anche se quest'ultima viene a volte richiesta dai fedeli.
I clan criminali hanno adottato questa struttura del segreto e da tempo immemore perseguitano fino alla morte coloro che si permettono di riferire a persone che stanno fuori del clan circa i fatti criminosi dei suoi componenti. Notevole che gli ambienti mafiosi abbiano adottato termini che sono stati usati pure in campo religioso, tipo: cupola, battesimo. padrino, patto di sangue.
Alla fine mi sono adeguato anch'io al novellatore Basile o chi per lui ha ritracciato il racconto, e quindi chiamo uccelli uccisi e volpe cascittuni e spiuni.
Questa estromissione, questa mattanza di coloro che parlano è presente in altri racconti popolari oltre a quello citato del Basile, Il principe Verde Prato.
In una fiaba siciliana, Rosamarina(Giuseppe Pitrè, XXXVII), il giardiniere cui era stato affidato dal re, in sua assenza, il compito di custodire e preservare Rosamarina, una donna-pianta, trova un giorno la pianta molto abbattuta, quasi in fin di vita. Allora scappa per paura della vendetta del re e capita verso sera in un bosco. Il giardiniere per paura di qualche animale sale sui rami alti di un albero. Proprio ai piedi dell'albero, dopo un pò, si vengono a riposare un mammu-drau e una mamma-drau. Il giardiniere sente i loro discorsi e capisce che uno dei due, il mammu-drau, racconta all'altro, la mamma-drau, la sua storia; la storia di un giardiniere nei guai per via del fatto che non sa come guarire una pianta affidatagli dal re e che per questo rischia la decapitazione. Mamma-drau chiede se ci sia qualche rimedio per la pianta in fin di vita e il mammu-drau risponde che il rimedio c'è, ma che non si può dire. Ma mamma-drau lo convince e alla fine il mammu-drau glielo confida: "Bisogna spargere sulla pianta il sangue delle mie vene e il grasso della tua testa messi insieme e bolliti in pentola". Il giardiniere, aspetta che i due orchi si addormentino, e poi li uccide e prende il sangue dell'uno e il grasso dalla testa dell'altra.
Questo racconto siciliano è una versione-variante del cunto del Pentamerone "La mortella"(I, 2), cunto che si evolve in maniera diversa. La pianta-donna è battuta da sette malafemmine, ma resiste e risorge alla vita grazie alle dimostrazioni d'amore del principe, suo innamorato. Nel racconto siciliano la guarigione avviene per mezzo di un assassinio, ovvero con l'eliminazione efferata, assolutamente fuori legge, di due personaggi ai margini sociali da parte di un giardiniere. Da mettere in evidenza che i due ammazzati sono considerati dei mostri, non solo in quanto cannibali, ma perché entrambi mamme, per la precisione un mammu-drau e una mamma-drau. Anche dal racconto siciliano emerge questa correlazione della mostruosità con la propensione a parlare dei fatti altrui.
Probabilmente la volpe nel cunto rappresenta un mediatore tra il potere(Grannonia e suo padre il re) e il mondo di coloro che stanno sospesi, ovvero gli uccelli, che per la loro condizione sono in grado di conoscere le vicende umane. In effetti gli uccelli nel cunto basiliano sono simili ai demoni, agli spiriti. La soluzione degli uccelli è insolita e tendenzialmente fuori registro. Ma in gergo criminale( gergo a volte inteso e usato da gruppi che sono molto vicini al potere) gli uccelli sono quelli che cantano, ovvero parlano. In uno studio sul personaggio di Giufà, anche assassino, metto in evidenza che Giufà ammazza coloro che cantano e nel cunto Giufà e lu cardinali egli fa fuori un cardinale che aveva un berretto rosso, al posto di un cardellino dalla testolina rossa. La madre lo aveva spinto ad andare a caccia di cardellini per levarselo di torno e gli aveva detto che i cardellini avevano la testa rossa, ma probabilmente doveva aggiungere che i cardellini erano uccelli che volavano.
Viene da domandarsi: ma nel cunto del Basile o meglio nella testa di colui che ha ritracciato il cunto nasce prima la volpe o gli uccellini? Se fossero stati gli uccellini, si potrebbe asserire che la matrice del cunto è di tipo popolare, ovvero può essere fatta risalire a quella parte dei popolani che sono saggi e arguti? In effetti la volpe sembra un di più. Se non fosse comparsa nel cunto il novellatore doveva rendere Grannonia capace di intendere il linguaggio degli uccelli: la stessa Grannonia li poteva colpire e uccidere, tirando loro dei sassi, dopo essere salita sugli alberi aggrappandosi ad una corda. Ecco perché è possibile che il Basile sia stato influenzato dalla lettura di Machiavelli.
Nella mia ricostruzione lascio la volpe, ma la presento sotto una veste ambigua: è venale, chiede sempre regali per fare qualcosa. Dovrebbe usare le gambe e scappare, ma è attaccata all'oro, ai monili preziosi e muore.

Volpe su rami di albero




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