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Novembre 2014
Tag: Italia in panne, Europa contraddittoria, aiuto alle multinazionali, tassazione anche come redistribuzione delle ricchezze, aiutare il capitale e opprimere il debole, Jean-Claude Junker, paradisi fiscali in Europa, evidente concorrenza sleale, Babele della Unione Europea
C'è qualcosa che non va in Italia,
il debito enorme, i costi della politica, sia quelli diretti(troppe persone
con incarichi politici sono
retribuite in Italia),
sia quelli indiretti(i politici trombati si riciclano spostandosi su poltrone
inutili e dispendiose degli enti locali, delle società partecipate,
i politici hanno creato tante realtà in cui si distribuiscono stipendi
senza un corrispettivo lavoro,
ci sono troppi dirigenti e funzionari grazie alla cooperazione tra politica
e burocrazia e tanto altro), il declino idrogeologico(probabilmente si sono
stornati fondi da questo settore per metterli in altro settore: pagare stipendi
e pensioni a volte d'oro), la poca cura per i nostri beni culturali(troppi
stipendi da pagare a dirigenti, impiegati e custodi e poche risorse per operai
e restauratori veri) e la lista delle cose che non vanno potrebbe allungarsi
richiedendo troppo spazio. Ma qualcosa non quadra in
questa UE attaccata alla moneta unica, ma non
a una
fiscalità unica,
ma non a una tassazione unica, ma non a un costo del lavoro unico, ma non
a un costo
della politica unico, ma non con una mentalità del lavoro unica. Jean-Claude
Junker come uomo politico del suo paese, il Lussemburgo, con i suoi trattamenti
speciali da un punto di vista fiscale nei confronti di industrie multinazionali
e gruppi finanziari ha dato benessere al suo paese, ma ha affamato altri
paesi:
se
il quasi leggendario Robin Hood levava ai ricchi e dava ai poveri, Junker
ha tolto ai paesi poveri e anche mal governati(l'Italia è essenziamente
una nazione con poche materie prime e un territorio in buona parte non coltivabile
o coltivabile con grosso impiego di mano d'opera, quindi è essenzialmente
povero di risorse, ricco solo di tradizioni e di monumenti antichi la cui
manutenzione ha un costo notevole, quindi l'Italia è un paese povero e mal
governato)in cui c'è forte
tassazione e ha dato ai ricchi, alle multinazionali. La legge degli uomini,
fatta o istigata dai potenti
ricchi è dalla
sua parte, ma lo spirito ideale di una Europa che vuole affratellare i popoli
e quindi
redistribuire le richezze cozza col suo operato. In questa Europa i ricchi
pagano sempre di meno, i poveri sempre di più in relazione alle loro
risorse grazie a questi marchingegni tollerati o forse voluti dal potere
costituito. Ma
in Europa non vi è solo il Lussemburgo a fare questo
gioco sporco, ma anche paesi della UE come il Liechtenstein, Gran Bretagna(nei
suoi territori
ex-coloniali), Malta, Austria, Olanda e Irlanda e probabilmente qualche altro.
Operando in tal modo questi paesi ledono anche il principio di leale concorrenza,
cioè favoriscono i grossi gruppi a scapito di gruppi imprenditoriali
medio-piccoli costretti a versare le tasse salatissime nel proprio paese.
Siamo di fronte
a una Babele della Unione Europea? Qualcosa
si sta muovendo per fermare questa deriva che favorisce gli spregiudicati
e i cinici e gli opportunisti e opprime
coloro
che sono costretti a pagare tasse salatissime e che forse per mettere in
evidenza questo andazzo scandaloso si suicidano?
Qualche politico italiano prospetta l'ipotesi di uscire dalla UE, visto che
l'economia italiana è arretrata per certi versi agli anni 80. Fra
l'altro se l'economia non dovesse tirare anche con le riforme che sta facendo
Renzi ci troveremmo ad affrontare tagli molto più forti e finiremo
come sta finendo alla Grecia. Se si esce da UE o dalla moneta
unica, come dicono Lega e 5Stelle, l'Italia dovrà affrontare
un lunghissimo periodo di altissima inflazione con salari e pensioni con
forte perdita
di capacità d'acquisto.
Ma se si esce dall'EU l'Italia si dovrà comportare come la Svizzera(la
grande spina nel fianco di tutta la UE, fra l'altro sede di tutte le
persone più ricche d'Europa insieme a Montecarlo)e il Lussemburgo,
cioè cercando
di portare acqua al proprio mulino con uomini che facciano leggi economico-fiscali
flessibili:
ma sarà possibile fare approvare queste leggi già ingiuste
in partenza, considerato il panorama politico attuale italiano, le tradizioni
della
sinistra, il forte radicamento del sindacato? E poi quali industrie incentivare?
La destra politica italiana è stata spesso coinvolta in tangenti
per la costruzione di nuove imprese, anche politici di sinistra sono stati
coinvolti, ma sono
davvero sparuti rispetto a quelli dell'altra parte. Ecco perchè tutto
diventa farraginoso in Italia: c'è il sospetto che la parte politica
non si trovi
d'accordo
con la parte che deve fare i lavori. L'Italia è il
paese in cui si presume che il male possa essere tolto nominando una commissione
permanente,
cioè creando altri burocrati stipendiati senza risolvere nulla.
Invece bisogna partire da una scuola che funziona, che ha nessi e connessi
con
la realtà lavorativa, che prepari i giovani ad affrontare manualmente
e mentalmente sempre nuovi problemi. In Italia sono state costituite, per
fare un esempio, corsi universitari di studi triennali, facoltà di
tipo umanistico e di cosidette scienze umane, e quindi cattedre e professori
da mantenere, che danno
lauree che spesso non servono a nulla a meno che non ci sposti nei paesi
del terzo mondo(là, per esempio, gli infermieri mancano) o molto
lontano da casa, se non si ha la pedata giusta o non si ha un portafoglio
di famiglia
che
ti
consenta
di
iniziare come un
professionista! Ma in Sicilia dove possono apprendere i giovani? Proprio quà
nel campo agrario, perchè anche l'agraria è anche ingegneria,
chimica avanzata, tecnica di nuovi materiali, la creazione di nuovi semi
e di nuovi prodotti, in campo
biotecnologico e perchè non nel campo della trasformazione di rifiuti.
Perchè non si fano i termovalorizzatori in Sicilia? Potrebbe essere
un volano per l'industria della trasformazione e favorire l'apertura di
imprese
che facciano trasformazione, così da richiedere pure l'aumento della
differenziata che in Sicilia langue. Non si pensi che il turismo di tipo
culturale(beni
architettonici e siti archologici)possa dare lavoro. Per adesso le spese
per i beni culturali e ambientali sono 100 o 1000 volte di più delle
entrate. Il lavoro lo danno le fabbriche e le industrie, non il turismo, almeno
non solo un turismo culturale: la pulizia nelle strade e nelle campagne
deve certamente accompagnare questa offerta culturale.