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TAG: merce, prezzo acquisto merce, prezzo finale merce, ricarico merce, margine percentuale, tassa sostitutiva, regime forfettario, commercianti forfettari, tassa effettiva
I commercianti che scelgono il forfettario è bene che imparino a
comprendere cosa vuol dire pagare la tassa sostitutiva del 15% . La tassa
viene imposta
non sul fatturato per i commercianti, ma sul 40% di esso, ovvero sui corrispettivi,
che dal gennaio prossimo si dovranno registrare nell'apposita cassa digitale
o presso un sito apposito dell'Agenzia delle Entrate. I professionisti o
le partite IVA che non movimentano merce, ma forniscono prestazioni, devono
corrispondere invece il 78% del fatturato o dei corrispettivi. Sembrerebbe
che quest'ultimi siano i tartassati, ma non è così, e lo spiegherò appresso.
Lo Stato esattore ha considerato che i piccoli commercianti possano tranquillamente
vendere la merce comprata col proprio capitale con un ricarico intorno al
70%. Infatti se eseguiamo la seguente equazione, l'incognita X sarà 66,66.
Merce/100:40/X
Il commerciante forfettario pagherà veramente il 15% sul 40% del fatturato
solo se riesce a vendere la merce con una ricarica del 66,66%. Questa tassa
diminuirà effettivamente se il commerciante forfettario riuscirà a vendere
la merce con ricarica superiore al 66,66%, mentre la tassa effettiva aumenterà
se venderà la merce con una ricarica inferiore del 66,66%.
Praticamente il commerciante forfettario che vende merce
deteriorabile o soggetta a svalutazione, oppure che vende merce non in esclusiva, rischia
di pagare e tanto se vende merce guadagnandoci poco, facendo sconti, promozioni ecc.ecc.
Il calcolo percentuale effettivo della tassa sul guadagno lordo si può trovare
calcolando prima il guadagno lordo, poi l'importo della tassa. Con questi
dati, facili
a trovare perché il guadagno lordo corrisponde alla ricarica, mentre
l'importo della tassa è pari al 15% sul 40% del fatturato, fatturato che
equivale alla somma del costo della merce e della ricarica con cui si è
venduta. Ecco l'equazione:
Guadagno lordo(ovvero ovvero il ricarico)/100 = tassa da pagare( proveniente da fatturato*40/100*15/100) : INCOGNITA(ovvero peso percentuale effettivo tassa
sui guadagni).
Dopo questo calcolo si comprenderà come sia avvantaggiata la partita IVA che
non tratta merce, ma che offre prestazioni: quest'ultima categoria non rischia
capitale, non rischia di pagare molto perché non deve vendere la merce acquistata
con un margine consistente,
non ha rischi di svalutazione o deperibilità della merce.
Purtroppo il regime forfettario non prevede alcun tipo di sorta di deduzione
o deducibilità, tranne l'importo dei contributi previdenziali versati:
quest'ultimi sono deducibili dal montante (40/100 del fatturato)
su cui si applica la tassa
sostitutiva del 15%.
L'ideale per il piccolo commerciante sarebbe riuscire a vendere normalmente con
ricarica del 100% e nei periodi di sconto con ricarica del 40 o 50 percento.
Ma per via della concorrenza, soprattutto per quei prodotti che si vendono su
internet e su Amazon(la bestia nera dei commercianti piccoli e anche
grossi perché questo colosso del web ha margini molto bassi, nel 3° trimetre
2019 ha avuto un fatturato di 70 miliardi di dollari e utili per 2,1 miliardi
di dollari, gli utili sono dunque pari solo al 3% del fatturato: la notizia è
su
italiaoggi.it),
questo sistema di vendita è inattuabile. Va molto meglio a coloro che vendono prodotti artigianali, autoproduzioni su cui è possibile
una ricarica maggiore.
Il piccolo commerciante forfettario per il valore di ogni corrispettivo o fattura
deve riservare allo Stato il 6%, qualumque sia il guadagno, anche se vende sotto
costo. Questa percentuale del 6% si ricava dall'equazione: 100(ovvero
corrispettivo)
:
40(ovvero la parte del corrispettivo che viene assoggettata ad imposta) = 15(percentuale
imposta) : X.
Purtroppo colui che sceglie il forfettario non può detrarre il carico
dei familiari.
Se ha moglie che non lavora e figli non può scaricare nulla, al contrario
di
tutti gli altri lavoratori dipendenti e degli esercenti che evitano il forfettario.
E' una vera indecenza, concepita da uno Stato che assale i piccoli e fa i salamelecchi
alle multinazionali. Se il centrodestra vuole prendere le difese delle partite
IVA, come pare faccia, proponga e prometta agli italiani per le prossime elezioni
di alleggerire il peso delle tasse dei commercianti forfettari, consentendo loro
le detrazioni per carichi familiari: questo sarebbe un aiuto alle famiglie. In
questa
pagina
è
dimostrato
che
quel
famoso
15% sul 40% del fatturato non è una piccola tassa per quei commercianti
forfettari
che hanno come concorrenti Amazon e altre multinazionali del web.