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Questa metopa è originaria del Tempio C a Selinunte, Trapani (Sicilia), un tempio greco di ordine dorico, uno dei templi più antichi di Selinunte, realizzato, all'interno dell'acropoli, probabilmente poco dopo la metà del VI secolo a.C. Oggi la metopa si trova al Museo Archeologico di Palermo. La metopa rappresenta Eracle che ha catturato i Cercopi, due fratelli gemelli che vivevano nella regione delle Termopili, nell'isola di Eubea o in Asia minore ad Efeso. I Cercopi erano due briganti efesini, celebri per gli spergiuri, gli imbrogli e i furti, ma anche per pesanti burle. Si chiamavano Passalo e Acmone, oppure Olo ed Euribate, oppure Sillo e Triballo. Il mito narra che i Cercopi, sotto forma di mosconi, tormentavano Eracle e non lo facevano dormire. Tia, la madre, li aveva ammoniti di stare alla larga da Eracle. Il suo consiglio ai figli divenne addirittura proverbiale. Il consiglio era questo:
"Miei cari sederini bianchi, ancora non sapete chi sia il grande sedere nero". La madre chiamava Eracle col nome di Melampigo, ovvero sedere nero. Pare che per i greci dare del sederino bianco a qualcuno significava dargli del codardo, meschino oppure lascivo. Ma i Cercopi continuarono ad accanirsi contro Eracle e a ronzare attorno al suo letto, finchè una sera l'eroe li agguantò e li costrinse ad assumere il loro vero aspetto e li appese a testa in giù a una pertica che portava sulla spalla. Eracle, la cui pelle di
leone scopriva i glutei, aveva il sedere abbronzato dal sole, e quando i Cercopi, appesi a testa in giù,
se ne accorsero, si ricordarono del monito della madre e scoppiarono a ridere. Quando Eracle chiese il motivo di tanta ilarità la risposta lo divertì tanto che lasciò liberi
i fratelli. Questa contro i Cercopi fu un'impresa minore di Eracle, compiuta mentre era schiavo della regina di Lidia, Onfale. Si racconta pure che vi sia stata una citta' asiatica chiamata Cercopia, il rifugio dei Cercopi, ed anche una roccia chiamata sedere nero presso le Termopili. Taluni raccontano che i Cercopi furono poi tramutati in pietra perché tentarono di burlarsi di Zeus. Robert Graves riprende queste storie mitiche(I miti greci, 136) e sostiene che i Cercopi erano creature fantastiche, ceres, ossia dispetti, quindi sogni ingannevoli, incubi notturni che potevano essere allontanati da una invocazione rivolta a Eracle. Invece Ovidio ne Le metamorfosi (XIV, vv.90 e ss.) ricorda i Cercopi come abitanti di Pithecusae( nome greco dell'isola che equivale a isola delle scimmie) castigati da Zeus perché popolo di imbroglioni, spergiuri e assassini. Il castigo di Zeus fu la loro trasformazione(metamorfosi) in animali deformi, tali che avessero la proprietà di apparire simili e dissimili dagli uomini: avevano braccia e gambe più corte, il naso camuso, nel volto rughe senili, corpo cosparso di un pelo giallastro, non furono più in grado di parlare, ma avevano la possibilità di lamentarsi con roche strida.
Per colui che scrive è importante sottolineare la corrispondenza tra sedere nero ed Eracle. Il significato che doveva avere alcuni millenni orsono, probabilmente, non è cambiato: Eracle è uno schiavo, è un grande lavoratore, ma non ha diritto al salario. Al contrario sederini bianchi sono coloro che qualche tempo fà presso il popolo venivano chiamati figli della gallina bianca, ovvero coloro che godono di privilegi senza avere mai dato un corrispettivo. E' possibile che proprio l'essere gemelli abbia generato questa condizione di privilegio. Nelle società di interesse etnologico, spesso, si reputa che i gemelli abbiano una numinosità negativa: per cui è necessario seguire delle regole rituali affinché tale negatività non si manifesti. E così è avvenuto che nel Vodu
di Haiti(vodu originario dai paesi africani equatoriali) i gemelli vengono trattati da semidei viventi. Non è peregrino congetturare che proprio i Cercopi, sederini bianchi, non siano altro che un portato di cultura africana arrivato anticamente in Grecia. Ma i mitologhi greci, gli ideatori greci dei racconti sacri assegnarono il colore nero all'eroe per antonomasia, al figlio di Zeus, nato contro tutti i pronostici lanciati da Era, per significare come fossero importanti i valori dell'operosità , della giustizia sociale, della dedizione a uno scopo. Lo schiavo Eracle, lavorando tutto il giorno all'aperto, sotto il sole, ha qualcosa di scuro; i Cercopi, non lavoratori, bensì ladri e imbroglioni, hanno il sederino bianco. In altre parole, a furia di stare inoperosi, quindi seduti, hanno il sedere come ce l'hanno alcune specie di scimmie, le scimmie macaco.
Per quanto riguarda la connessione che fa Ovidio dei Cercopi con abitanti o essere strani presenti nell'isola di Ischia, c'è da dire che in questa isola(e nemmeno nell'isola di Procida, citata da Ovidio prima di Pithecusae) non sono state trovate traccie fossili di scimmie. E allora probabilmente Ovidio riporta una storia fantastica che metteva spauracchio a tutti i curiosi che avessero voluto visitare queste isole dell'odierno mar Tirreno; probabilmente isole dove, fino alla dominazione romana e forse anche oltre, famiglie claniche reggevano il potere con grande ingiustizia e malvagità . Appunto un potere clanico di più famiglie potrebbe essere stato associato al carattere pressocchè negativo della gemellarità nel mondo antico ed etnologico. Come oggi per denotare il cattivo funzionamento di certi paesi africani si dice che somigliano alle repubbliche delle banane, così allora, probabilmente per mettere in evidenza il disordine, il caos, l'ingiustizia che erano regnanti in certi luoghi si prendeva in considerazione il fatto che vi avessero abitato non delle società formate da uomini, ma piuttosto da animali che assomigliano all'uomo, per l'appunto le scimmie o i primati.
Informazioni
sugli ingressi gratuiti nei musei e nei siti archeoligici della Regione Sicilia
L'ingresso gratuito da qualche tempo e' stato consentito solo per particolari soggetti e in determinate condizioni.
A livello nazionale le normative sono riprodotte in questo LINK
Sono state preparate con le Google map, in altra pagina, i
percorsi stradali da seguire, partendo da un punto stabilito, per raggiungere
i musei e le aree archeologiche della Sicilia.