In
quegl'anni in cui val poco(Basilio) In quegl'anni, in cui val poco /
la mal pratica ragion, /
ebbi anch'io lo stesso foco, /
fui quel pazzo ch'or non son./
Che col tempo e coi perigli /
donna flemma capitò; /
e i capricci, ed i puntigli /
della testa mi cavò. /
Presso un picciolo abituro /seco lei mi trasse un giorno,/
e togliendo giù dal muro /
del pacifico soggiorno /
una pella di somaro, /
prendi disse, oh figlio caro, /
poi disparve, e mi lasciò./
Mentre ancor tacito /
guardo quel dono, /
il ciel s'annuvola /
rimbomba il tuono,/
mista alla grandine /
scroscia la piova, /
ecco le membra /
coprir mi giova /
col manto d'asino /
che mi donò./
Finisce il turbine,
nè fo due passi /
che fiera orribile /
dianzi a me fassi; /
già già mi tocca /
l'ingorda bocca,/
già di difendermi /
speme non ho./
Ma il fiuto ignobile /
del mio vestito /
tolse alla belva /
sì l'appetito, /
che disprezzandomi /
si rinselvò. /
Così conoscere /
mi fè la sorte, /
ch'onte, pericoli, /
vergogna, e morte /
col cuoio d'asino /
fuggir si può. |