Fiabe e Racconti popolari siciliani

Eroe lotta col mostro

Dalla raccolta in quattro volumi di Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani che Giuseppe Pitrè diede alle stampe nel 1875. Fiabe e racconti in dialetto siciliano, trasposte sulla pagina così come le aveva ascoltate dalla viva voce dei suoi novellatori e e delle sue novellatrici: un'operazione condotta con uno scrupolo che non ha l'eguale in nessun altro repertorio della fiaba europea, nemmeno in quello dei fratelli Grimm.

Online Fiabe Novelle e Racconti popolari siciliani in dialetto(Progetto Manuzio)

Perodi Emma: Le novelle della nonna

€8,00
Newton Compton 2003 pagine 550, Rilegato con copertina, come nuovo

Recensione




Lu Re di Spagna e lu Milordu 'nglisi: riassunto in italiano

(LXXIV da Fiabe novelle e racconti popolari siciliani raccolti da Giuseppe Pitrè)


Riassunto in italiano: Il re di Spagna e il milordo inglese
Il principe, figlio unico del re e della regina di (Portogallo?), si attarda a prendere moglie, nonostante i ripetuti rimbrotti del re-padre. Il giovane, per levarsi di torno il padre, promette che si sposerà quando troverà una giovane che sia bianca come ricotta e rossa come una rosa. Il padre suona campana di consiglio(raduna i consiglieri, i savi) ed espone il caso del figlio. I savi propongono che il re faccia partire numerosi "grandi di corte", ciascuno con un pittore, affinchè raggiungano tutte le parti del mondo e facciano il ritratto delle fanciulle da marito più belle: quella che sarà ritenuta più bella, quella andrà in sposa al principe. Uno di questi "grandi di corte" in Spagna trova su suggerimento di uno speziale una giovane donna che sembra avere i caratteri richiesti: bellezza e castità. Il ritratto di questa giovane piace sommamente al principe e il re ordina che la giovane venga ritirata dalla casa della madre e portata in un palazzo dove possa essere istruita e possa imparare le lingue. La giovane, che oltre a essere bella e casta è anche molto intelligente, impara in quattro mesi tutto quello c'era da imparare. La giovane sposa il principe, rappresentato per procura dal "grande di corte" e poi parte per incontrare il marito-reuzzo. Il reuzzo resta colpito dalla bellezza della giovane sposa. Sua madre, la regina, scorge la castità nei suoi occhi. Suocera e nuora vanno d'amore e d'accordo: tanto che la regina suocera consiglia alla giovane nuora, che si stava riunchiusa nelle sue stanze, di prendere un pò d'aria al balcone. Ma stando al balcone si innamora di lei un Milordo inglese, una persona ricca come un re. Il Milordo inglese si rattrista per la consapevolezza della difficoltà di coronare il suo sogno d'amore. Una vecchia, che aveva intuito la sua tristezza ed era riuscita a farsi confidare le sue ambasce, gli fa intendere che con qualche regalo potrà conseguire un appuntamento, un incontro con la moglie del reuzzo. Il Milordo inglese le crede e compra un anello di diamanti da portare in regalo alla donna bramata. La vecchia, con l'anello, va a palazzo reale e chiede di parlare con la Reginedda(moglie del Reuzzo) perchè ha un oggetto prezioso da mostrarle. La Reginedda, avvertita, la fa accomodare e la vecchia, allora, le mostra l'anello. Alla Reginedda l'anello piace molto e ne chiede il costo. La vecchia le dice il prezzo, probabilmente reale(pagato dal Milordo), e la Reginedda acconsente a comprarlo, aggiungendovi una percentuale, tra il 3 e il 4 per cento, come comprimentu(per la sensaleria). La vecchia si trattenne sia il prezzo, sia la sensaleria. Incontrando il Milordo inglese la vecchia gli conferma che la cosa sta andando avanti, ma che serve regalare un diadema d'oro per la testa della Reginedda. Il Milordo inglese non se lo fa dire due volte. La vecchia si comporta come la prima volta e la Reginedda altrettanto. C'è sempre una terza volta nelle fiabe, quando probabilmente è sottostante, diacronicamente, un rituale antico. La vecchia incontra di nuovo il Milordo inglese e conferma che ci vuole poco per l'abboccamento con la Reginedda, ma che è meglio fare un altro regalo: e consiglia di regalare uno spendido abito alla Reginedda. Detto e fatto. La vecchia va a palazzo reale e vende alla Reginedda l'abito incassando prezzo e sensaleria. A questo punto, la vecchia, incontrando il Milordo inglese, gli consiglia di fare una gran festa nel suo palazzo e di invitare Reuccio e Reginedda, e che così sarebbe finita. Il Milordo inglese intese che sarebbe finita per lui bene alla festa, una volta incontrata la Reginedda. Festa organizzata e invitati Reuccio e Reginedda e tutte le autorità e le famiglie più blasonate. La reginedda venne con l'anello, il diadema e l'abito che aveva comprato dalla vecchia. E per il Milordo inglese questo fu un segnale positivo che gli dava speranza di successo. Così al primo ballo della festa invitò la Reginedda, ma questa con una scusa lo trascurò andandosi a sedere accanto al Reuccio. E così fece tutte le volte, molto numerose, in cui il Milordo inglese la invitava al ballo. La festa finì, ma il Milordo inglese, non si dava pace per l'atteggiamento della Reginedda. Si racconta che il Reuccio soleva girare il paese e frequentare i luoghi di ritrovo, i cafè-bar, travestito da semplice suddito, per sondare l'opinione pubblica. Fu allora che incontrò il Milordo inglese. Il Milordo inglese, senza sapere che fosse il Reuccio, ancora scosso dal modo di comportarsi della Reginedda, gli confidò che costei era per lui una cialtrona, in quanto non gli aveva concesso un ballo, nonostante avesse ricevuto tre regali di grosso pregio, costati a lui un occhio della testa. Il reuzzo(il discorso del Milordo inglese non ammetteva alcuna concessione della moglie, ma insinuava un dubbio sul suo corretto operato di persona di corte e futura regina-n.d.r.) s'inalberò e ritornò furioso a palazzo reale intenzionato a uccidere la Reginedda. Poi si decise ad affidarla a un "capitano di nave" affinchè la uccidesse e la buttasse a mare in pasto ai pescecani dopo averle tagliato la lingua, lingua che doveva riportare in patria. Il capitano di nave porta con sè la Reginedda, ma impietositosi non la uccide: a posto suo uccide un cane, cui recide la lingua. Il capitano lascia la Reginedda su un'isola deserta con tanti viveri da camparci un anno intero. La Reginedda visse in una grotta e, prima che le finissero le provviste, passa e si ferma sull'isola una nave. Il capitano di quella nave l'accoglie e le chiede dove vuole essere portata. La Reginedda, ricordandosi che l'altro figlio della suocera è l'imperatore del Brasile, si fa portare in quel paese, ma prima di scendere a terra chiede al capitano un abito da uomo da indossare, perchè non vuole farsi conoscere da certi parenti. Tagliandosi pure i capelli la Reginedda, vestita da uomo, appare come un bel cavaliere. Appena arrivata in Brasile scorge un banco di notaio e chiede al notaio in persona di poter lavorare presso di lui. Il notaio acconsente. La Reginedda è sempre più brava e allora il notaio pensa di dargli in sposa sua figlia, ma ovviamente Reginedda-cavaliere rifiuta rimandando a tempi più maturi. La sua fama di impiegato che sa risolvere i problemi, arriva alla Segreteria reale. Viene messo alla prova dal Segretario dell'imperatore e Reginedda supera tutte le prove. L'imperatore viene a sapere di lui e poichè gli va a genio lo fa suo "bracciere"(alto consigliere).
Intanto il Reuzzo sta per diventare matto perchè non perdonava di avere fatto uccidere la moglie. Sua madre scrive una lettera a suo filglio, imperatore del Brasile e gli racconta che il fratello sta per impazzire e il popolo potrebbe ribellarsi da un momento all'altro: pertanto gli chiede di venire presso di lei per qualche tempo. Suo figlio l'Imperatore del Brasile, letta la lettera, si mette a piangere. Propone allora al suo "bracciere" di andare al suo posto nel regno del fratello. La Reginedda-bracciere acconsente e parte. Arrivata nel regno di suo marito viene accolta con onore e chiamata dal popolo e dalla reggina, sua suocera, "Vicerè". La Reginedda-Bracciere e ora Vicerè sistema tutto ciò che era stato tralasciato nel regno e il popolo era molto contento. Poi la Reginedda-Vicerè cercò di ricostruire la vicenda che aveva indotto il Reuzzo, suo marito, ad allontanarla e a farla uccidere. Il Milordo inglese venne chiamato e costui raccontò che aveva sempre creduto che una vecchia avesse portato a nome suo in dono alla Reginedda tre importanti regali. La vecchia fu ritrovata e raccontò che gli oggetti-regalo li aveva avuti dal Milordo inglese, ma che non aveva fatto ambasciata a nome suo.
La Reginedda-Vicerè a questo punto si faceva riconoscere e si riappacificava col reuzzo, ritornato in sè. La vecchia ladra e imbrogliona veniva condannata a bruciare sul rogo, il Milordo inglese veniva condannato a morte alla ghigliottina.



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